Scandalo spese consiglio regionale dell’Umbria: chi si è perso le mutande?

La Guardia di Finanzia ha prelevato la documentazione sulle spese dei gruppi consiliari e già emergono scontrini di negozi per biancheria intima, fiori e Spa. Liberati: “Stanare tutto il marciume”

Dopo 46 anni di consolidato potere, in Umbria è venuto finalmente il tempo di rimpolpare gli organici di Procure e GDF: in queste condizioni, coi pochi funzionari attuali, si potrà infatti stanare solo la minima parte del marciume annidato fin nei sottoscala di non pochi palazzi del potere, dalla Regione agli Enti Locali alle partecipate fallite.
Adesso occorre finalmente proteggere al meglio i whistleblower, ma anche spingere Palazzo Cesaroni a costituirsi in futuro parte civile, reclamando i danni da chi venisse trovato colpevole di ‘condotte appropriative’.
Sarebbe assai inopportuno anticipar sentenze, ma quello di ieri a Perugia non appare propriamente come un blitz qualunque. La china è invece molto chiara. Anzi, per noi lo è stata sin dagli esordi: bastava osservare come solo Umbria e Toscana fossero rimaste fuori dallo scandalo spese pazze, per intuire qualcosa di assai peculiare. Solo noi abbiamo denunciato reiteratamente questa singolarità, sia in campagna elettorale che in Aula, sin dal 9 luglio, primo giorno della nuova legislatura regionale.
Ora, appena tecnicamente possibile, si passi alla Giunta, dove, tra una coop e un finanziamento europeo, tra un conflitto di interessi e l’altro, sarà possibile rinvenire anomalie e sprechi milionari di lunga data, al cui confronto, quelli ipotizzabili dei gruppi consiliari, appariranno quale antipasto!
Soprattutto nessuno provi più a manovrare per ricollocare altrove magistrati e finanzieri impegnati nella ricerca della verità, a esclusivo servizio dello Stato, delle sue leggi. Dei nostri poveri cittadini.
Andrea Liberati,
Capogruppo M5S – Consiglio regionale Umbria