Processo inceneritore ASM – “Politici non potevano non sapere ciò che accadeva in quella specie di girone dantesco”

Enrico Melasecche, consigliere di opposizione al Comune di Terni, interviene dopo l’assoluzione degli amministratori della società e dell’ex sindaco Raffaelli

La vicenda, a tratti molto triste, che ha visto sottoposti a giudizio Raffaelli, Porrazzini, Sechi, Onori e tutto il pletorico consiglio di amministrazione dell’ASM di quel periodo, calibrato in base ai partiti ed alle correnti di appartenza, per quanto riguarda i possibili reati nella gestione dell’inceneritore, si è conclusa pochi giorni fa: il giudice Tordelli ha sentenziato che non esistono responsabilità penali degli imputati in merito alla morte avvenuta per tumore di due dipendenti non essendo provato il nesso causale con le morti della presenza di alcune sostanze cancerogene, ampiamente diffuse nell’ambiente di lavoro. Non commentiamo la sentenza anche se chi conosce bene i fatti potrebbe fare molte osservazioni in proposito. Un giudizio precedente sul medesimo filone aveva però condannato il Direttore Generale Onori per mobbing nei confronti dell’Ing. Leonardo Carloni, all’epoca responsabile della gestione dell’inceneritore, le cui dichiarazioni a verbale andrebbero lette da tutti coloro che con una certa leggerezza oggi si auto assolvono allegramente da qualsiasi responsabilità morale e politica. Tutti dovrebbero conoscere in quali condizioni lavoravano i dipendenti, il livello di politicizzazione nei rapporti interni che faceva aggio sul merito, il metro di giudizio che ne derivava ed il modo in cui venivano trattati coloro che avevano l’ardire di porre all’attenzione dei vertici aziendali e politici cittadini i problemi esistenti, gli ordini che venivano dati a tutela degli interessi di lobbies e non di quelli pubblici. Tutto questo in un’azienda partecipata al 100% dal Comune di Terni. Nè ci si venga a dire che gli amministratori/politici ed i politici non sapevano ciò che accadeva in quella specie di girone dantesco, sia perché erano pagati per informarsi e dirigere, sia perché ci furono colloqui in cui vari dipendenti li avevano resi edotti ma anche perché molti fatti erano anche di dominio pubblico. D’altronde il Direttore Generale dell’epoca era stato messo dalla politica e dalla politica confermato. È per questo che le recenti dichiarazioni sia di Raffaelli che del PD in merito a tale sentenza vanno precisate e ridimensionate. Dichiara l’ex sindaco: “…….Non commettemmo reati, non provocammo la morte di quelle persone e non ci fu nessun disastro ambientale. Oggi è scritto”. Si dà il caso che non sia scritto proprio questo perché dal reato di disastro ambientale nè Porrazzini, nè Sechi, nè i consiglieri di amministrazione, sono mai stati assolti per la non sussistenza del fatto ma semplicemente per prescrizione. Così per il reato di truffa allo Stato per aver incassato milioni di contributi nel produrre energia elettrica insufflando una quantità enorme di metano. Se Porrazzini, Sechi e compagni, tutti messi da Raffaelli in quelle posizioni, sono tanto sicuri che i fatti loro addebitati non sono mai accaduti potrebbero rinunciare alla prescrizione e consentire che il processo vada avanti. Ma, che io sappia, si sono ben guardati di agire in tal senso. Il PD pochi giorni fa strumentalizza la sentenza con dichiarazioni abbastanza farneticanti in cui tratta i ternani da sprovveduti: 1)- confondendo le responsabilità penali con quelle amministrative e politiche; gli eredi di Berlinguer questi svarioni non dovrebbero permetterseli ma, si sa, spesso le icone servono proprio per coprire realtà desolanti; 2)- cercando di far dimenticare decenni di negazionismo ambientale ottuso ed antistorico; 3)- assegnando patenti di “trasparenza ed estraneità dei fatti” ma anche di verginità per future carriere politiche a soggetti che quando venivano presentati atti in consiglio e sulla stampa in merito alle emissioni asfissianti dell’AST e degli inceneritori rispondevano baldanzosi che “si trattava di segnali positivi della ripresa industriale”, soggetti che hanno favorito in tutti i modi gli inceneritori, con atti che, riletti oggi, gridano vendetta per la prepotenza con cui furono congegnati. Basti ricordare la delibera voluta da Raffaelli e Porrazzini per bruciare in quell’inceneritore-colabrodo i rifiuti ospedalieri pericolosi da importare da tutta Italia. Declamare da parte del PD che i soggetti coinvolti possono riacquisire “completa serenità” sulla vicenda appare un trionfalismo di pessimo gusto; 4)- attaccano in modo becero coloro che in questi anni hanno con coraggio cercato di far emergere realtà drammatiche, come la presenza di trielina e cromo esavalente nelle falde, come il problema drammatico della discarica dell’AST, della necessità di trattamento delle scorie e del percolato che fino a pochi anni fa affluiva tranquillamente nel Nera. Va ricordato inoltre che se quell’inceneritore, non sottoposto come gli altri due a a revamping, è stato chiuso e se l’AST ha gradualmente adottato nuove tecnologie è anche merito di coloro che hanno avuto il coraggio di presentare esposti alla magistratura, non di certo di chi mentiva, sapendo di mentire. Mai come in questo caso se il silenzio è d’oro, la parola del PD appare di piombo. Riscrivere la storia a proprio piacimento significa non avere rispetto di una città che non ha bisogno di essere presa in giro.
Enrico Melasecche, Lista Civica “I love Terni”