Civitavecchia – Port Mobility, il carrozzone pronto a scaricare i primi 40 lavoratori

Il duo Monti-Azzopardi ha messo in piedi una struttura da 180 dipendenti, tra amici, “amiche”, parenti, figli di pizzaioli o politici di lungo corso. Adesso la festa è finita. Scoppia intanto il caso “Ievolella”

CIVITAVECCHIA – Pasqualino Monti, in attesa che il Paese lo chiami, ha lasciato dietro di sé una lunga scia di polemiche e di tossine da smaltire. Port Mobility è la prima vera bomba che rischia di esplodere da un momento all’altro. Non solo perché è oggetto diretto di un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Civitavecchia ma anche perché è la più imponente società per numero di dipendenti (tra stagisti, tempo determinato ecc. ecc.) e cioè conta, alla fine del mese, ben 180 buste paga o giù di lì.

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L’uscita di scena di Pasqualino Monti ha gettato nel panico tutti quei dipendenti assunti nel corso di questo ultimo anno e mezzo. In particolare quelle ragazze che, spesso e volentieri, allietavano i tristi pranzi o le noiose serate del giovane commissario, sempre in cerca di forti emozioni (che non nascondeva di certo).

Il problema è che adesso l’Ammiraglio Ilarione Dell’Anna, attuale commissario dell’ente, dovrà necessariamente dare una sbirciatina sui vari passaggi che hanno portato il grande carrozzone di Port Mobility nelle mani dei fratelli Azzopardi.

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Dalla vendita delle quote dei vecchi azionisti alle assunzioni strane e quei conferimenti di incarico a persone senza titoli.

Eloquente, nella parte dell’amministrazione trasparente, i curriculum di alcuni consulenti.

Erano anni che non ci imbattevamo in cose così imbarazzanti (altro che curriculum europei, andatevi a vedere come si presenta quello del super consulente legale Andrea Miroli). (leggi)

Torniamo ai quadri e alla struttura di Port Mobility. Dei fratelli Eddy e Guido Azzopardi abbiamo scritto fiumi di inchiostro ma ci sono altre figure che meriterebbero approfondimenti.

La prima è quella della dirigente super pagata, cioè Gina Amici, con tanto di procura a spendere fino a 40 mila euro senza chiedere il permesso ai “padroni” di P.M., la signora la conoscono tutti essendo anche moglie di Oreste Spadoni che, negli ultimi anni, ha fatto un gran salto di qualità con la sua ASC.

Al suo fianco ha voluto un vecchio volpone della politica che tanto si è dato da fare per Pasqualino Monti (ricorrenti le intercettazioni telefoniche tra i due) e cioè “Peppino Camilletti”.

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Come organizzava gli incontri a Palazzo Cighi, Palazzo Madama e Monticitorio Peppino Camilletti non ci sarebbe riuscito neanche Pietro Tidei dei tempi d’oro.

Comunque, al di là degli intrecci politici, cosa faccia Camilletti (soprattutto a che prezzo) è un mistero talmente grande che neanche il Mago di Oz, interpellato per scoprire la verità, è stato in grado di diradare le nubi che oscurano la sua mission.

Poi c’è il dipendente tutto fare di tutti che, forte del suo diploma di scuola media inferiore (cioè terza media), sovrintende alla viabilità, alle manutenzioni e a tutto quello che serve di volta in volta; parliamo di Manuel Di Domenico.

Al suo fianco ha voluto collaboratori fedeli, la sua attuale compagna (molto amica anche di Monti) in ufficio e il fratello Luca a “controllare” il reparto manutenzione.

C’è anche un consigliere comunale che lavora a Port Mobility, Antonio Cozzolino dovrebbe saperlo.

Poi c’è la figlia di Maurizio Ievolella che, dopo una disastrosa gestione del piazzale abusivo di Largo della Pace è stata trasferita al controllo del galleggiamento delle boe e dei pochi yacth che attraccano al Roma Marina Yacthing (anche se qualche volta si dimentica di far pagare il conto a chi attracca con barchette a dir poco lussuose e senza problemi di denaro).

Il trasferimento “punitivo” della Ievolella al controllo delle boe (difficile però vederla da quelle parti, delega sempre qualcuno e sabato e domenica sempre liberi) non è stato gradito da papà Maurizio che parla a mezza bocca al duro Eddy Azzopardi.

I nomi sono tanti e siccome non c’è chiarezza, l’aria che tira è quella di mandare a casa decine di persone (soprattutto quando sarà rifatta la gara per la gestione del porto dove Port Mobility dove, grazie alle elaborazioni poco chiare dell’ex presidente Monti, ne detiene il monopolio).

A che servono 180 dipendenti e che ruolo hanno visto che i traffici interni al porto sono diminuiti in numero spaventoso e per spostare le macchine della Fiat servono solo un paio di addetti ai semafori?

Tante cose di cui chiederemo conto al nuovo commissario in modo che possa mettere a disposizioni tutti quei numeri e dati che fino ad oggi sono stati tenuti segreti, e sappiamo il perché, da Pasqualino Monti e i suoi accoliti.

Perché Pasqualino Monti o Maurizio Ievolella non hanno mai pubblicato sul sito dell’Autorità Portuale le ragioni che hanno portato a ritirare il bando pubblico che annunciava la vendita di Port Mobility e Port Utilities?

Questo non è che il primo capitolo e siamo convinti, anzi certi, di non aver volutamente scrivere tutti i nomi dei favoriti e, soprattutto delle favorite.

Magari questi ragazzi non sanno come sono finiti lì o pensano di esserci arrivati con le proprie forze, invece dietro ci sono le pressioni dei genitori che, tra la cottura di una pajata o una pizza o magari un consiglio comunale hanno spinto i vertici di Port Mobility ad accontentare i loro desideri.