CALVI DELL’UMBRIA: incuria, degrado e abbandono, cancelli aperti h24 al campo sportivo comunale

 Il vicesindaco Spaccasassi: ”interverremo per far luce sulla vicenda”

Il campo sportivo comunale di Calvi dell’Umbria si presenta in uno stato di incuria, degrado e abbandono, è quello che ci viene segnalato da tanti  cittadini con tanto di foto allegate.

Addirittura i cancelli sono aperti da mesi”, qualcuno sostiene, sembrerebbe infatti, che uno dei cancelli, in particolare quello con ingresso alle gradinate sia aperto già da molto tempo.

Chiunque può entrare e uscire liberamente dal campo di gioco e dalle gradinate, sia di giorno che di notte, infatti il cancello d’ingresso delle gradinate e quello d’accesso al campo sportivo, lato campo polivalente e piscina comunale sono aperti h24.

In merito alla vicenda abbiamo contattato il vicesindaco Sandro Spaccasassi che ha dichiarato:

Abbiamo chiuso il cancello centrale con accesso alle gradinate diverse volte e presumiamo che il cancello venga riaperto forzatamente da ignoti, per il cancello d’ingresso al campo non sono al corrente, presumibilmente è stato lasciato aperto in occasione della manifestazione Ocktoberfest, avvenuta nello scorso fine settimana”.

Pensate di intraprendere azioni legali in tal senso?

Verificheremo nei prossimi giorni, certo che se il cancello centrale è stato forzato non escludiamo azioni in merito” 

La cosa più sconcertante è che tra le due gradinate vi sono i servizi igienici, se cosi si possono chiamare, completamente aperti e pieni di ogni tipo di pattume.

Noi non sappiamo di chi è la responsabilità di tutto questo, possiamo solo dire che l’amministrazione comunale ha il dovere comunque di accertarsi che gli impianti comunali siano almeno chiusi, e di controllare che queste situazioni non si verifichino, al fine di avere delle aree sicure specialmente per i bambini, visto che il campo è a due passi dalla piscina comunale.

Sarebbe anche il caso che l’amministrazione comunale controlli le varie strutture pubbliche subito dopo il loro utilizzo, al fine di verificarne un corretto impiego alla loro riconsegna. Tutto ciò farebbe parte di una “cultura” che forse a Calvi si è persa, o per meglio dire non c’è mai stata.