Terni e i suoi buchi, M5S: «Comune e Regione hanno lucrosamente appaltato alle coop tutto l’appaltabile»

TERNI – “In principio fu il buco della Curia. In seguito venne quello dell’Ast-Tk, descritto all’opposto di come si era originato; quindi arrivò la voragine dei debiti del Comune di Terni, quasi in coincidenza con il buco ‘artistico’ praticato al cosiddetto ‘Caos’; poi, negli ultimissimi giorni, il reale quanto emblematico sprofondamento e crollo di un brano di città. Si moltiplicano i segni della fine di una classe dirigente e di un modo affaristico e sbarazzino di amministrare, qui come altrove”. Lo dichiara in una nota Andrea Liberati, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, che aggiunge: “un Comune (una Regione) Emmenthal, dove ogni apicale ha potuto illimitatamente fare e disfare delle risorse collettive, senza render conto ad alcuno”.

Secondo Liberati “straordinaria valenza in questo disastro riveste il business delle coop cui Comune di Terni e Regione hanno lucrosamente appaltato, o lasciato appaltare, tutto l’appaltabile, dalla culla alla bara, dal Verde pubblico al Sociale, dalla Cultura alla Cascata delle Marmore, dai canili alla Sanità, dalle mense all’immigrazione all’ambiente, talvolta con proroghe illegali, senza andare per il sottile, senza respingere l’inopportuno conflitto di interessi di chi sa di essere finanziato da alcune coop”.

“Troppe di queste ‘imprese’ poco pagano i lavoratori, spesso sotto i livelli minimi contrattuali – rileva Liberati -; talora assumono altrui dipendenti per ridurre ulteriormente loro diritti e tutele, mentre si ingrassano presidenti e consigli di amministrazione, si eleggono consiglieri e parlamentari, coartando il libero voto di maestranze, di giovani diplomati, di laureati, ignobilmente ridotti a servitù del ras di turno, alimentando di volta in volta correnti politico-partitiche nell’esclusivo scopo di proseguire disinvoltamente con tale andazzo, dissanguando gli enti pubblici, colpendo la libera impresa, affossando la possibilità per giovani e meno giovani di metter su famiglia”.

Il capogruppo regionale del M5S definisce “strano che Ispettorati del Lavoro, Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate e altri, gli stessi che, in tre lustri, non si erano accorti della voragine della Curia di Terni su cui poi è intervenuto direttamente il Papa, con negligenze palesi di non poche autorità civili, anche qui non vedano quel che tutti sanno, notano, dicono non più sottovoce, con una truffa allo Stato strisciante nel nome di un mutualismo e un solidarismo solo teorizzati, con cooperative che sono esclusivamente la porta girevole di questa politica. Oppure il problema è tutto qui? Che, quando c’è di mezzo la vecchia politica, e c’è abbondantemente, non si deve toccare alcunché, a costo di far naufragare interi Enti, come sta avvenendo un po’ ovunque in Italia?”

“Come nulla fosse  – evidenzia Liberati – la Regione frattanto annuncia risorse straordinarie quale mossa disperata per salvare lo smorto Comune di Terni, ma inciamperà nel danno erariale, scientemente finanziando un Ente gravato da esorbitanti debiti fuori bilancio. È d’altra parte chiaro come tra Regione e Comune ci sia un patto di sangue indissolubile: simul stabunt, simul cadent”.

“Ma perché siamo giunti fin qui – domanda il capogruppo pentastellato – c’è sicuramente stato chi non ha mai fatto opposizione; e poi, lo abbiamo detto, c’è parimenti stato chi non ha lavorato o, peggio, non ha potuto lavorare per via di archiviazioni a raffica rispetto ai numerosi, concreti, profetici esposti dei cittadini: e adesso, mentre qualche rappresentante del fu ‘potere giudiziario’ si gode comodamente pensioni d’oro e decenni di impunità sono stati garantiti al regimetto ternano e umbro, l’esito è quello che viviamo ogni giorno. Intanto, coloro che denunciano da tempo i buchi finanziari, l’incredibile inquinamento delle acciaierie, degli inceneritori, l’amianto e tanto altro, coloro che hanno soltanto compiuto il proprio dovere di cittadini, questi eroici civil servant ancora fuori dal Palazzo, si sono perfino ammalati, rimasti all’angolo della società, quando non costretti a lasciare la propria terra”.