FALLIMENTO BRACCIANO AMBIENTE: LACRIME DI COCCODRILLO

Sono molti in questi momenti che pontificano sulle vicende della Bracciano Ambiente e piangono il triste epilogo a cui si è giunti, ma per parecchi di loro si tratta di lacrime di coccodrillo. Oggi molti asseriscono che avrebbero avuto la soluzione e la ricetta pronte per uscire dal baratro in cui si è caduti ma, a parte le parole al vento, non si intravedono idonee proposte, mentre si assiste solo ad un miserevole ed inutile scambio di accuse reciproche di responsabilità tutte rivolte ad azioni del passato, mai a concrete risposte per il futuro.

Eppure le ragioni del fallimento sono molto semplici: la Bracciano Ambiente non ha retto al peso dei debiti perché, per l’attività propria della discarica, non riceve più alcun introito finanziario da ormai quasi 3 anni essendo stata chiusa, di fatto, dal 31 gennaio 2014. Di contro, in questi 3 anni ha dovuto accollarsi tutte le spese connesse al corretto controllo e mantenimento ambientale accollandosi soprattutto gli oneri connessi allo smaltimento del percolato.

Certo in passato, quando la società macinava utili e profitti significativi, si è assistito ad una sua gestione molto “generosa” verso tutti, prodiga di elargizioni e sponsorizzazioni abbastanza generalizzate, forse anche sovradimensionata dal punto di vista occupazionale e retributivo, ma non sono queste le motivazioni che hanno generato il fallimento. Una gestione più restrittiva e meno munifica avrebbe consentito di disporre di qualche riserva in più ma non avrebbe risolto il problema che si è creato dopo la chiusura della discarica con il venir meno di qualsiasi introito finanziario. L’unico modo per uscirne fuori era rappresentato dall’utilizzo industriale del sito ma tra le varie forze sociali e politiche si è fatto a gara a presentarsi come i paladini del “no” a sviluppi futuri senza proporre alcuna alternativa al “post chiusura”.

Come gruppo civico “Cittadini di Bracciano” nel nostro programma elettorale eravamo andati controtendenza ritenendo che, fermo restando l’obiettivo primario rappresentato dalla tutela della salute e dell’ambiente, prima di prendere decisioni in merito, gli impianti industriali proposti dovessero essere valutati, da parte di un organismo tecnico di prestigio, in relazione all’impatto ambientale derivante dal loro funzionamento e quindi agire di conseguenza.

Ma sappiamo tutti come è andata: da parte di tutti si è negata ogni possibilità di valutare i progetti e si è scelta la bocciatura per l’installazione di qualsiasi impianto.   Massimo rispetto per questa decisione ma poi gli stessi protagonisti del diniego non vengano a rappresentare la situazione in modo strumentale ai propri interessi elettorali, commentando in maniera parziale la sentenza del Tribunale e dando rilievo e significato solo ad alcuni dettagli. Dalla lettura complessiva del dispositivo della sentenza si evince chiaramente che il concordato preventivo era stato accordato perché l’originario piano proposto era stato ritenuto suscettibile di essere preso in considerazione positivamente, mentre gli atti successivi non erano rassicuranti e pervenuti fuori tempo massimo per realizzare i progetti in tempi rapidi, tempi che avrebbero aggravato ulteriormente l’attuale posizione debitoria.

Mettiamo tutti, quindi, una pietra tombale sul passato, salvo il perseguire eventuali comportamenti illeciti che dovessero emergere, ma al momento non prevedibili, e collaboriamo tutti insieme a risolvere, prima di tutto, il problema occupazionale per assicurare un futuro sereno a tutti i lavoratori coinvolti dal fallimento.

Gruppo Civico

“Cittadini di Bracciano”