Porti, da Confindustria dubbi sulla riforma

L’allarme lanciato a Livorno dagli industriali. Perplessità sull’aggregazione fra La Spezia e Marina di Carrara e sul congelamento gestionale del porto di Livorno

Livorno – Dubbi sulle motivazioni dell’ “aggregazione d’ufficio” fra l’Autorità portuale della Spezia e quella di Marina di Carrara con conseguente indebolimento dell’unico sistema integrato portuale d’Italia, quello toscano.Forti perplessità sul congelamento gestionale del porto di Livorno in attesa ancora di una indicazione certa sul nome del suo presidente.

Richiesta di convocazione urgente dell’Osservatorio sulla Continuità territoriale marittima per l’Isola d’Elba per dirimere il contenzioso tutt’ora in atto sulle tariffe e sui criteri di assegnazione degli slot ed evitare i rischi derivanti da monopoli.

Confindustria Livorno e Massa Carrara, per voce del suo presidente Alberto Ricci, non ha esitato a farsi, prima fra le organizzazioni imprenditoriali in Italia, testimone del disagio e dell’ansia che la perdurante situazione di incertezza circa i criteri applicativi, il ritardo nelle nomine dei presidenti e la solidità dell’impianto della riforma portuale varata dal governo sta suscitando nel mondo imprenditoriale.

Lo ha fatto con la prima assemblea dal titolo “Porti, 25 anni fa la rivoluzione” dopo il processo di integrazione e fusione fra le associazioni confindustriali di Livorno, Massa e Carrara.

E lo ha fatto ricordando i venticinque anni trascorsi dalla grande riforma dei porti italiani; quella che sancì la cancellazione del monopolio dei lavoratori portuali e l’apertura agli investitori e ai gestori privati di moli, banchine e terminal; quella contrappuntata da sentenze di Tribunali, Tar nonché dalla Corte di giustizia europea, che determinò un recupero di competitività senza precedenti nella storia dei porti italiani.

Oggi, a 25 anni dalla storica sentenza della Siderurgica Gabrielli e dai ricorsi al Tar partiti da Livorno, il sistema portuale si trova ad affrontare e a interrogarsi su una nuova riforma, certo meno traumatica e meno radicale di quella culminata nella legge 84 del 1994 e di cui ha dato testimonianza uno dei grandi protagonisti di allora, Roberto D’Alessandro, storico presidente del porto degli anni novanta.

E da Livorno, città in prima linea 25 anni fa, per la prima volta dopo mesi di consenso corale, vengono sollevati i primi interrogativi sulle modalità e le scelte della riforma voluta dal ministro Delrio. Secondo il presidente di Confindustria Livorno e Massa Carrara, la crisi del territorio e le incertezze della siderurgia richiedono alle imprese e a Confindustria di non abbassare la guardia, specie sul fronte degli investimenti e delle opere pubbliche.

Di qui anche un’attenzione particolare sui porti. Nell’interrogarsi sulle motivazioni “non note” dell’accorpamento di Marina di Carrara con La Spezia, Confindustria ha posto l’accento sugli effetti negativi derivanti dallo smembramento del sistema portuale toscano e del sistema economico che gravita sui porti.

Ha poi denunciato lo stallo nella nomina del presidente di Livorno che sta sortendo l’effetto di condannare il porto a una ordinaria amministrazione con grave pregiudizio sugli investimenti previsti per Marina di Carrara, Livorno e Piombino. Per altro Ricci ha lanciato anche l’idea di una “holding di territorio” per il coordinamento dei grandi progetti. È sul tema della riforma portuale che hanno focalizzato l’attenzione i partecipanti alla tavola rotonda, facendo emergere alcuni dati importanti.

Nereo Marcucci, presidente di Confetra, pur elogiando il meccanismo decisionale centrale sulle scelte di investimento infrastrutturale si è interrogato sui perché dei ritardi nella nomina dei “drivers” ovvero i presidenti che dovranno guidare le nuove autorità di sistema.

Marco Conforti, presidente di Assiterminal, ha a sua volta puntato l’attenzione sulle distonie nei tempi fra il quadro istituzionale e necessità dei privati che – ha sottolineato – stanno investendo più di un miliardo di euro nei porti, ma che nel solo porto di Genova vedono bloccati da burocrazia e problemi amministrativi ben 347 milioni. Il presidente di Fedespedi, Roberto Alberti, ha sottolineato le difficoltà reali di coordinamento della catena logistica.

Ha concluso i lavori il vice ministro ai Trasporti, Riccardo Nencini.