Civitavecchia – Ristoranti cinesi e giapponesi “romani” al setaccio della Guardia Costiera

CIVITAVECCHIA – Prosegue la capillare attività di controllo effettuata dal Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera sugli esercizi di ristorazione della Capitale. Questa volta, a cadere nella rete dei militari, coordinati dal 3° Centro Controllo Area Pesca (C.C.A.P.) della Direzione Marittima di Civitavecchia, sono stati alcuni ristoranti di cucina cinese-giapponese della zona Magliana e della zona EUR.

I militari, nel corso dell’attività ispettiva ai locali dei ristoranti (in particolare modo nelle celle frigorifere, dove viene stivato il pesce, e nelle cucine, dove viene lavorato e preparato per la somministrazione), hanno riscontrato varie irregolarità nella modalità di conservazione del prodotto ittico, con particolare riguardo alla mancanza delle informazioni obbligatorie in materia di tracciabilità dello stesso (ovvero la modalità di cattura, la provenienza, l’esatta denominazione della specie ittica, le modalità di conservazione e tutti i passaggi e le transazioni commerciali che lo accompagnano fino al momento della somministrazione al consumatore).

E’ evidente come la presenza di tali informazioni risulti assolutamente fondamentale, in quanto consente al consumatore di avere la certezza in merito a che cosa arriva sulla propria tavola, nonché sulle modalità di manipolazione subite da tale prodotto ittico.

Inoltre, in ben 3 casi, le irregolarità avevano ad oggetto la specie del Tonno Rosso (Thunnus Thynnus), ovvero la più pregiata – e richiesta sul mercato – tra le varie tipologie di tonno, e proprio per questo sottoposta ad un piano pluriennale di ripopolamento e di tutela (che prevede misure volte a limitarne la cattura indiscriminata e a monitorare capillarmente ogni fase della relativa filiera commerciale), a causa dell’eccessivo sovra sfruttamento che negli anni passati ha determinato un rischio concreto di estinzione per la specie. In particolare, gli ispettori delle Capitanerie, si sono accorti come in alcuni casi, anche per aggirare le strette regole previste per la commercializzazione del Tonno Rosso, lo stesso veniva identificato come un’altra specie, mentre in altri casi risultava del tutto sprovvisto di qualsiasi documentazione.

All’esito dell’attività ispettiva, sono state dunque elevate sanzioni amministrative per un totale di 30.000 euro, con relativo sequestro di oltre 150 kg di prodotto ittico (tra cui un quintale solo di Tonno Rosso).