Grazie Ruspantino, ma la coscienza civica degli amministratori e delle istituzioni che fine hanno fatto?

Ruspantino venuto a conoscenza di una minaccia, fatta ad una donna prima, giornalista poi, impressa su un muro vicino alla propria abitazione, in modo tale che la possa leggere ogni giorno, se ne è subito interessato, e in data 27 giugno si è recato sul posto cercando di sensibilizzare amministrazione comunale e istituzioni religiose affinché si potesse porre rimedio a tale atto meschino, in quanto chi ha scritto tale minaccia, collegandola ad un filone politico, di cui non ne è neanche degno di farne parte, non ha il coraggio di metterci la faccia.

Perché è troppo facile parlare e sparlare, intimorire e minacciare nell’anonimato come tanti leoni da tastiera, diventa invece più difficile, richiedendo personalità e responsabilità delle proprie azioni, affrontare le questioni mettendoci la faccia e magari chiarire eventuali equivoci o errate interpretazioni.

Detto ciò il citato Ruspantino in quel primo sopralluogo dichiarò che se entro dieci giorni non si fosse provveduto a togliere quello scempio avrebbe provveduto lui stesso, e considerato che ogni promessa è un debito, il nostro amico, in data 7 luglio, dopo 10 giorni precisi, in compagnia di un nuovo personaggio detto RUSPANTONE, ha provveduto a fare ciò che doveva fare chi di dovere e non ha fatto.

L’apprezzamento di Caterina Berardi, vittima di tale ignobiltà, è arrivato nel momento e modo più appropriato, ma non lo vogliamo commentare lasciamo ai lettori le giuste considerazioni riportandolo tale e quale come scritto nella sua pagina Facebook.

Sulla vicenda della minaccia impressa per 9 mesi sul muro del Seminario Barbarigo,che mi ha coinvolto personalmente ritengo sia giunto il momento di dire la mia.

Crediate sia facile rimanere emotivamente impassibili di fronte un avvertimento scritto su una facciata che si è costretti a vedere ogni giorno quando si rientra dal lavoro, o da una serata fra amici? Anche la persona caratterialmente forte e dotata di sangue freddo avrebbe qualche difficoltà. Io, quella scritta, l’ho subìta per tutto questo tempo, in silenzio, senza dare in escandescenze, con grande dignità. C’è addirittura chi ha affermato, “che dovevo considerarla una medaglia”. Per cosa, mi chiedo ? Per aver raccontato il territorio come lo percepisco io? Per aver attenzionato e sensibilizzato l’opinione pubblica su argomenti come l’ambiente, la conservazione del patrimonio storico e archeologico, la tutela del lago di Bolsena, le carenze strutturali dell’anello fognario circumlacuale, il salvataggio della Bisentina, senza mai additare colpe a nessuno, facendo leva solamente sulla coscienza civica degli amministratori e delle istituzioni interagendo con loro, esortandoli alla risoluzione di tutti quei problemi talmente evidenti che non potevano essere nascosti come la polvere sotto al tappeto? Non credo.
La verità è che viviamo ancora in una società oscurantista di stampo medievale, che si dichiara moderna, ma che se fosse catapultata magicamente in altre condizioni temporali, si avvarrebbe ancora dello ius primae noctis; questa è la tanto declamata civiltà?

L’attacco frontale al giornale che ho rappresentato in tutti questi anni, con grande spirito di servizio, che ho onorato con onestà intellettuale senza scrivere una sola riga di falsità, mantenendomi super partes -come pochi nel panorama giornalistico di questa provincia- è stato un atto di una gravità inaudita. La persona che mi ha coinvolto mi deve spiegare, cosa intende con di parte, cosa intende con smettere! Forse è convinta in una mia simpatia per la ex amministrazione di centrosx? Cazzate, non l’ho nemmeno sostenuta elettoralmente nel 2011! Quando si è manifestata la necessità di intervenire con un serio monito non ho fatto sconti a nessuno! Si chiama diritto di cronaca. Lo rifarei, se necessario. Non ho mai nascosto la mia disaffezione nei confronti della sinistra, come della destra, come del centro. Io valuto le persone. Come il pane che mangio, me lo guadagno senza dovermi “appoggiare” politicamente, e mi dispiace per chi lo fa, perchè crea un danno irreversibile rendendosi ricattabile e al contempo reo di alimentare un sistema che va demolito: Il clientelismo. Quello che fa sbriciolare le case alla prima scossa di terremoto, quello che fa crollare i ponti autostradali, quello che permette di lavorare nella sanità pubblica il primario incompetente provocando il decesso di un paziente.

Quest’è !

Lucio Matteucci che stimo profondamente accorso in ausilio alla causa nei panni di Ruspantino ha incarnato esattamente il mio modo di denunciare le criticità urbane -seppure con modalità diverse – derivanti da mala gestione e/o incompetenza delle amministrazioni. Allo scadere dei 10 giorni è tornato sul colle falisco armato di pennello e ha cancellato tutta la scritta. Il resto è storia. Il classico FAI DA TE –che ho comunque apprezzato in Lucio – ma che ha tuttavia deresponsabilizzato un amministratore dal preciso dovere di chiedere spiegazioni alla Curia andando a bussare con energia al portone del Barbarigo, sul perché quella vergognosa scritta stesse ancora lì. Il nostro primo cittadino afferma di averlo fatto. Quando? Quando il clamore mediatico è stato talmente forte che non ha potuto evitarlo. Prima però sono trascorse quattro stagioni ! Ci si avvia alla deresponsabilizzazione di un territorio quando i cittadini prendono in mano l’autogestione di situazioni cui non trovano risposta dai politici che hanno eletto, quando invece il politico per definizione ha l’unica preoccupazione di farsi garante dei diritti di tutti. E se ci ostiniamo a sostituirci noi, come cittadini attivi, (gran bella cosa ma è un’arma a doppio taglio), non inchioderemo mai i nostri amministratori agli obblighi che hanno scelto di assolvere. Almeno sta pagnotta facciamogliela sudare!

La libertà di stampa e il diritto di cronaca è un sacro santo diritto, sempre se non offende la dignità della persona, che più volte viene oscurato da un sistema pilotato dal potere forte.

Sicuramente chi ha voglia di non subire farà sempre sentire la propria voce.

Questa è libertà.