Civitavecchia – Darsena Traghetti, il giudice Marasca spazza via l’inchiesta della Procura: Tutti prosciolti

Clamorosa decisione del Gup che ha decretato il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste per tutti gli indagati. Un’indagine che aveva coinvolto anche l’ex presidente dell’Autorità Portuale Pasqualino  Monti e diversi dirigenti e funzionari dell’ente e imprenditori tra i quali il rappresentante di Rogedil Edgardo Azzopardi

CIVITAVECCHIA – Ma come in questo caso torna alla memoria di noi cronisti la celebre locuzione del mitico Sandro Ciotti inviato in Sicilia per effettuare la radiocronaca della gara di campionato Catania – Inter.

Alla rete del 2 a 0 per i catanesi interruppe i colleghi urlando: “clamoroso al Cibali”.

Ecco, noi potremmo usare la stessa locuzione cambiandola così: “clamoroso al Palazzo di Giustizia”.

Già, la decisione presa dal giudice per le udienze preliminari di Civitavecchia, Massimo Marasca, dopo una piuttosto breve camera di consiglio (segno evidente che aveva già le idee molto chiare) di dare il “non luogo a procedere” per tutti gli indagati della più clamorosa indagine dell’ultimo decennio ha del clamoroso.

Oltre sei milioni di euro spesi in consulenze e indagini che non hanno prodotto alcun risultato. Una relazione di polizia giudiziaria dell’allora Corpo Forestale dello Stato che dovrà far riflettere chi l’ha redatta e firmata.

Un pubblico ministero che ha fatto bene, evidentemente, a cambiare mestiere andandosi a nascondere in ufficio ministeriale a Roma.

Una carriera quasi compromessa dell’ex presidente dell’autorità portuale di allora Pasqualino Monti (che comunque rispondeva di un reato davvero risibile quale il falso ideologico) e un candidato sindaco sputtanato sui giornali come Pietro Tidei che si è visto anche per questo compromettere il duello di ballottaggio con l’attuale sindaco Cozzolino.

Era il 4 giugno del 2014 quando Il Fatto Quotidiano batteva la notizia così: “Civitavecchia, inchiesta sul porto: “Piazzali costruiti con la monnezza“.

Furono tirati in ballo una serie di imprenditori e intrecci politici. Insomma, in piena campagna elettorale, anzi, a ridosso del voto, non si parlava d’altro e a farne le spese furono per primo l’ex candidato a sindaco Pietro Tidei e, successivamente, il presidente dell’autorità portuale Pasqualino Monti al quale non rinnovarono l’incarico e, successivamente, trasferito in Sicilia a Palermo.

“Quella roba de stamattina… faceva schifo – diceva un autotrasportatore su una intercettazione trascritta nell’ordinanza – quattro sassi grossi sopra e il resto tutta monnezza“.

È con la monnezza che, secondo l’accusa del magistrato di allora, Lorenzo Del Giudice stavano costruendo il nuovo porto di Civitavecchia.

L’accusa era di frode nelle pubbliche forniture. Il nuovo porto non era costruito secondo le indicazioni del capitolato d’appalto, per fondamenta e cassoni piazzati a mare venivano usati materiali di scarsa qualità, prelevati da cave non autorizzate.

“M’ha scaricato un viaggio di merda – dice un dipendente intercettato – e invece serviva roba bona pe’ fini’ de riempì il cassone…”.

E così il 3 giugno del 2014 scattò il blitz : i carabinieri del Noe, su mandato del procuratore Gianfranco Amendola e del pm Lorenzo Del Giudice sequestrano l’area del cantiere.

Sono stati posti i sigilli ai cantieri delle opere strategiche del porto di Civitavecchia, aggiudicate a seguito di gara d’appalto all’Associazione temporanea d’imprese composta da Itinera spaImpresa Pietro CidonioGrandi lavori Fincosit e Coopsette Società cooperativa per l’importo di oltre 130 milioni di euro.

Nel mirino della Procura di Civitavecchia finirono prima 9 persone, con l’accusa di frode nelle pubbliche forniture realizzata in concorso tra loro e con altri in corso d’identificazione, ai danni della stazione appaltante, cioè l’Autorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta che, nel frattempo si costituì parte civile. Successivamente furono iscritti sul registro degli indagati anche i vertici di Molo Vespucci oltre a società di subappalto per l’ampliamento del primo lotto per il prolungamento antemurale Cristoforo Colombo, la Darsena servizi e quella Traghetti.

Questa decisione è stata come dire: “signori abbiamo fin qui giocato, adesso basta, tutti a casa”. 

Una brutta gatta da pelare per la neo sostituta di Lorenzo Del Giudice, che ha ereditato tutte inchieste fatte con molta approssimazione e che non esclude colpi di scena anche sull’altra mastodontica che si appresta a partorire un topolino e che riguarda la Privilege Yard.

Insomma grande giornata per gli avvocati ma soprattutto per tutte le persone coinvolte in questa inchiesta. 

Adesso, sicuramente, qualcuno un qualcosa da dire sulla vicenda ci sarà a cominciare dalla prima vittima eccellente di una inchiesta che oggi, a seguito di una decisione così clamorosa (da “Cibali” insomma), potrà rivendicare qualcosa e cioè l’ex presidente Pasqualino Monti.