Scorie nucleari: 3,2 milioni di euro per dire che la Sogin non ha fatto niente

Tra gli annunci dei politicanti di turno, comunicatori ben retribuiti, radical chic convertiti all’atomo, il sismologo Enzo Boschi è uno dei pochi a fare un’analisi lucida e obiettiva sulla situazione del nucleare italiano

Alcuni giorni fa mi sono imbattuto in due tweet di Giuseppe Zollino: il primo, “Ottimo reportage di@le_scienze su deposito nazionale rifiuti radioattivi. Titolo forte, testo chiaro e trasparente”; il secondo, “Ripeto, il metodo per la localizzazione è sostanza: trasparenza e condivisione”.

Giuseppe Zollino è il presidente della SOGIN, la società pubblica incaricata di smantellare definitivamente le nostre centrali nucleari e di costruire il Deposito Unico, per sistemarvi in sicurezza le pericolose scorie nucleari che abbiamo prodotto nel corso degli anni che adesso sono sparse in numerosi luoghi del Paese. @le_scienze è l’account su Twitter della prestigiosa rivista Le Scienze, l’edizione italiana di Scientific American.

Da quasi due anni, sul Foglietto cerchiamo di capire il destino delle scorie radioattive e ci interessiamo della scelta del luogo dove sistemarle. Il nostro interesse nasce dall’aver saputo che i sismologi dell’INGV non hanno contribuito ad una scelta tanto impegnativa.

Scorie maledette, è il titolo dell’articolo a cui è dedicata la copertina di Le Scienze n. 571, con sottotitolo Dopo decenni di attesa la scelta del sito definitivo che custodirà i rifiuti radioattivi prodotti in Italia.

Gli autori dell’editoriale sono Giovanni Zagni e Davide Maria De Luca. Hanno meritato giudizi molto positivi dal Presidente della SOGIN. Quindi il testo è da considerare formalmente affidabile.

È un articolo ben scritto, che tratta gli aspetti tecnici delle centrali nucleari e del loro smantellamento.

Ho trovato conferme a quanto avevo immaginato sui continui rinvii, mai spiegati, della presentazione della mappa dei possibili siti per il Deposito Unico.
Si chiarisce il perché della costosa campagna pubblicitaria di Saatchi&Saatchi dell’estate scorsa. In pratica, consisteva nel ripetere la locuzione: Sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi non siamo andati avanti.

Di questo eravamo già tutti più che convinti: non c’era bisogno di sprecare ben 3,2 milioni di euro! Una spesa del tutto inutile, di cui nessuno credo risponderà.

Vengono citati gli enti e le Università che stanno collaborando con la SOGIN.  L’INGV non c’è. Lo temevamo: chissà chi si è occupato della pericolosità sismica!

Si parla anche dei criteri stabiliti a priori per escludere i siti non idonei.  A mio avviso, una loro accurata applicazione fa escludere tutto il territorio continentale, la Sicilia e tutte le isole minori.  Dall’articolo, invece, sembra che vi siano molte possibilità.

Concludendo: un buon articolo divulgativo. Ma poche tracce della tanto propagandata trasparenza.

Prof. Enzo Boschi