Scorie nucleari, Puppato (PD): “Lo smantellamento delle centrali va a rilento e nessun passo avanti per il deposito nazionale”

La senatrice Laura Puppato (Partito Democratico) è intervenuta in Senato per riferire sulla relazione della Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Signor Presidente, desidero ringraziare tutti i colleghi presenti e la Presidenza del Senato, che ha inteso inserire all’ordine del giorno le quattro relazioni, che con i colleghi Compagnone e Arrigoni andremo ad illustrare. Va detto, a onor del vero, che avremmo gradito una discussione più ampia, con maggior tempo a disposizione per i vari Gruppi, anche perché le quattro relazioni sono molto corpose e hanno richiesto un’indagine particolarmente accurata sulle quattro tematiche trattate. 

Laura Puppato PD
                                     Laura Puppato

Per ciascuna delle quattro tematiche trattate dalle relazioni, dovremo poi presentare una risoluzione, che impegna il Governo a compiere azioni di coordinamento: nel caso specifico, quella che sono chiamata ad illustrare riguarda i rifiuti nucleari. Si tratta di un tema di rilevanza enorme per il Paese ed è necessario che il Governo riprenda in mano la situazione.

Vista la ristrettezza dei tempi per lo svolgimento delle relazioni, procedo ringraziando tutti i colleghi, anche coloro che oggi non potranno prendere la parola, e i colleghi di tutti i Gruppi, che all’unanimità hanno approvato le relazioni. Ciò significa che, nel corso di questo anno e mezzo, la Commissione d’inchiesta ha lavorato lasciando da parte le casacche di ciascuno e mettendo al centro il lavoro da fare per bonificare il Paese. Questo è il primo dato che dobbiamo rilevare.

Tralascio tutta la parte, che potrete leggere nelle 52 pagine di relazione, relativa ai vari stop and go – li abbiamo chiamati così – che ha vissuto, dal 1999 ad oggi, il tema nucleare, con l’avvio della necessità del decommissioning dei quattro impianti nucleari esistenti nel nostro territorio e con l’indispensabile lavoro per la trattazione dei rifiuti nucleari e radioattivi esistenti, anche provenienti da attività industriali e sanitarie del nostro territorio. Come dicevo, vado subito al nocciolo della questione, vista la ristrettezza dei tempi. (Brusio. Richiami del Presidente). Sono tre i punti sui quali mi tratterrò nello svolgimento della mia relazione sul tema del nucleare: il primo punto è quello che evidenzia..

Stiamo parlando, signor Presidente, di una realtà che nel 2014 ha visto commettere 30.000 reati, con la bellezza di 80 reati al giorno, e ciò ha portato questo Parlamento ad approvare, finalmente, la legge sugli ecoreati, anche grazie all’attività propulsiva svolta dalle varie Commissioni, tra cui la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Concludo la parte dei ringraziamenti, con un ringraziamento speciale alle tre figure che hanno collaborato alle relazioni e al lavoro svolto per queste quattro attività: l’ingegnere Mezzanotte, per quanto riguarda, la mia relazione, e i magistrati Battarino e Castellano, per quanto riguarda le altre.

Vado di seguito sui tre punti essenziali, che sono sostanzialmente i tre punti critici che abbiamo evidenziato nel panorama del decommissioning nucleare italiano.

Il primo punto riguarda la criticità fondamentale, ovverosia, come è intuibile, l’assenza ad oggi di un deposito nazionale ove poter collocare i rifiuti radioattivi, distribuiti quindi in vari punti del territorio nazionale, in massima parte laddove prodotti.

Questa mancanza non consente una messa in stabile sicurezza dei rifiuti secondo gli standard oggi disponibili, rende incerta la prospettiva per le operazioni di decommissioning degli impianti nucleari e lascia irrisolta la questione dei rifiuti prodotti nell’impiego delle materie radioattive nella ricerca, nella sanità e nell’industria.

Non permette di definire una destinazione per i rifiuti radioattivi che – è bene dirlo – hanno ricominciato a partire, dal 23 dicembre, verso la Francia e l’Inghilterra, ma è combustibile irragiato che dovrà prevedere, per contratto internazionale, che questo combustibile torni in Italia e qui trovi il luogo idoneo dove stare.

La seconda criticità che abbiamo evidenziato è la lentezza con la quale sono state condotte le attività di decommissioning. Ritardi già in partenza. Avrete modo di leggere nella relazione come si sia prolungato, quasi sine die, il tempo per il loro abbattimento e la loro trasformazione. Ma hanno contributo mutamenti di indirizzo politico per le scelte fondamentali, come per la gestione del combustibile irraggiato residuo.

Ha contribuito l’inerzia, la farraginosità del complessivo sistema amministrativo e dei controlli. Ha contributo la ricordata mancanza di un deposito finale e l’obiettiva difficoltà e complessità delle operazioni da compiere.

Tuttavia, la Commissione non ha del tutto approvato le ragioni che sono state esposte in questo tempo da Sogin, la società costituita per la trattazione e che ha in mano tutta la gestione degli impianti nucleari dismessi, nonché di tutti i rifiuti radioattivi in Italia.

Non ci sono solo cause endogene, ma ci sono anche cause tutte interne alla Sogin. Vi è una ammissione, che si è avuta nell’ultima audizione dell’amministratore delegato Casale, il quale ha affermato come la mentalità prevalente all’interno della società sia quella di una gestione in sicurezza e dunque certamente positiva dal punto di vista della tutela dei lavoratori e dell’ambiente circostante, ma meno capace, meno propensa ad una programmazione complessa e specialistica, con le tempistiche ravvicinate, rigide e determinate che necessitano di un coordinamento e di una visione generale.

La terza difficoltà che evidenziamo riguarda le funzioni di controllo ed è una difficoltà alla quale il Governo deve davvero porre immediato rimedio. Funzioni che sono state attribuite nel 1994 ad ISPRA, anche se, a partire dal 2009, alcune leggi hanno previsto che ISPRA continui solo in via transitoria questa attività.

Con l’ultimo decreto n. 45, in relazione attuazione della direttiva EURATOM 70 del 2011 in materia di gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi è stata istituita ISIN, l’ispettorato nazioanle per la sicurezza e la radioprotezione. Ed è prevista una struttura di almeno 60 tecnici, in particolar modo ingegneri nucleari specializzati. Ma né la dirigenza né la struttura sono mai state attivate.

La Commissione rileva la vetustà degli attuali tecnici presenti in ISPRA, tutti over 50. La situazione del dimezzamento, determinato da quiescenze. Sono solo una trentina oggi gli effettivi disponibili. Evidentemente, tutto questo rallenta enormemente, ad esempio, le capacità di verifica e le capacità autorizzatorie.

La Commissione ha evidenziato in diversi siti alcune gravi preoccupazioni e criticità. Siamo stati recentemente in Piemonte, a Vercelli, a visitare gli impianti Eurex e Cemex; siamo stati a Taranto, dove stiamo, per fortuna, risolvendo uno dei problemi più rilevanti, quello dell’abbandono in un capannone dismesso di rifiuti radioattivi per migliaia di tonnellate. Grazie all’intervento disposto con la decisione che ha assunto il Parlamento nel 2015, avremo, con i 10 milioni a disposizione, la possibilità di inviare il materiale in luogo adeguato, nonché di bonificare i luoghi.

Dobbiamo tuttavia ammettere che la comparazione con le altre realtà internazionali – la Francia e la Spagna – rende ancora più chiaro, da una parte, il cammino che dobbiamo fare e, dall’altra, le criticità, che sono evidenti. Voglio fare una comparazione esemplificativa per rendere chiaro tutto questo. Recentemente (l’anno scorso) siamo andati in Francia presso il centro di stoccaggio dei rifiuti radioattivi di Aube. In questo impianto sono contenuti rifiuti radioattivi pari a tre volte quelli che l’Italia complessivamente dovrà gestire. Evidentemente la Francia ha i nostri problemi moltiplicati per dieci o per cento, avendo un sistema nucleare ancora in uso e avendo la necessità di fare fronte a milioni di tonnellate di rifiuti nel momento del decommissioning.

L’Italia ha “solo” 95.000 tonnellate, ma proprio questo non deve portarci sulla cattiva strada di ritenere che sia banale ciò che stiamo facendo: non lo è per nulla. La dimostrazione – come vi dicevo – sta proprio nella preoccupazione che cresce negli ambiti territoriali in cui sono attualmente mantenuti i sistemi e gli impianti in forma provvisoria.

Cosa sta accadendo in Spagna, che è molto più simile a noi in relazione al tema della trattazione dei rifiuti radioattivi? Siamo andati a Cordoba, ad El Cabril, nella provincia andalusa, e abbiamo verificato che un impianto superficiale di smaltimento dei rifiuti a bassa e media attività, molto simile al nostro per caratteristiche strutturali e modalità di gestione, è stato già realizzato. Ebbene, è quasi incredibile, sapendo ciò che accade nel nostro Paese, apprendere che quell’impianto gode di un altissimo livello di sicurezza e della complessiva serenità di tutta la popolazione che vi vive accanto.

Va detto che, proprio recentemente, un bando per la partecipazione ad un progetto volto ad insediare un deposito nei pressi di Villar de Cañas ha visto la partecipazione di ben dieci Comuni, candidatisi in vista dei vantaggi economici ed occupazionali che ne deriveranno.

Questo ci permette di dire, proprio traslocando le informazioni ricevute, che per permettere gli insediamenti nazionali di stoccaggio dei rifiuti nucleari è necessario un cambio di marcia che veda totale trasparenza nelle informazioni e nelle procedure, una partecipazione attiva della popolazione, la credibilità dei gestori e dei controllori, la chiarezza da parte dei Governi.

Da agosto attendiamo l’autorizzazione alla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per proseguire questo cammino, per mantenere gli impegni internazionali che abbiamo assunto e per dare garanzia e conferma alle popolazioni italiane che questo Governo e questo Parlamento stanno facendo sul serio. C’è il rischio che si apra un’infrazione comunitaria per non aver ottemperato nei tempi previsti alla creazione della Carta dei rischi e all’individuazione e alla realizzazione del deposito nazionale. Sottolineo, quindi, la necessità di riuscire a discutere alla presenza del Governo (che ringrazio attraverso la sottosegretaria Degani) una risoluzione che metta in fila le questioni e possa far procedere, in tempi decenti e rapidi, il nostro progetto di dismissione nucleare.