Moscherini e De Francesco in attesa di notizie dal Tribunale della Libertà

Udienza intensa questa mattina a Piazzale Clodio. Presente l’ex sindaco accompagnato dai legali Taormina, Bianchini e Mormino

CIVITAVECCHIA – Si è svolta questa mattina l’udienza a Piazzale Clodio, presso il Tribunale del Riesame, chiesta dai legali di Giovanni Moscherini e Vincenzo De Francesco per far annullare il provvedimento di detenzione domiciliare emessa il 17 marzo scorso dal giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia, dottor Massimo Marasca.Non erano presenti Vincenzo De Francesco per motivi di salute e il pubblico ministero Lorenzo Del Giudice, titolare delle indagini che hanno scosso l’ambiente politico e cittadino di Civitavecchia.

L’assenza di Del Giudice è probabilmente legata al fatto che ha voluto ribadire la volontà, del resto già espressa durante gli interrogatori di garanzia, di adottare misure meno restrittive a carico degli indagati.

Presentata una lunghissima memoria difensiva dal pool difensivo dove si sono ripercorsie passo passo, tutte le contestazioni del magistrato con a fianco una serie lunghissima di deduzioni che, sulla carta, sembrerebbero aver smontato la tesi del pm basata su una relazione prodotta dal nucleo di polizia giudiziaria della Guardia Forestale apparsa debole, piena di contraddizioni e totalmente inesatta su alcuni argomenti trattati.

Nel tardo pomeriggio di oggi o al massimo nella mattinata di domani, se i giudici avessero accolto le richieste della difesa, dovrebbero comunicare l’esito di messa in libertà personale di Moscherini e De Francesco. Norma vuole che, passate le 24 ore senza notizie positive, le istanze siano da ritenersi rigettate.

Il giudice del Tribunale del Riesame ha ascoltato anche Giovanni Moscherini che non si è sottratto alle domande ed ha spiegato la propria versione dei fatti.

Nel frattempo continuano ad emergere indiscrezioni sempre più precise su come siano nate le accuse a carico di Giovanni Moscherini e tutte concentrate nelle dichiarazioni del commissario dell’Autorità Portuale Pasqualino Monti e del suo segretario generale Maurizio Ievolella.

La cosa che lascia perplessi è come i due, a distanza di tre anni, si siano ricordati degli stessi episodi riferibili a Moscherini, nel momento in cui venivano interrogati in veste di indagati, nell’altro procedimento legato proprio agli esposti dei cavatori e sulle pietre utilizzate per la posa dei cassoni.

I maliziosi ci vedono un disegno, un accordo tra Monti e Ievolella nel dichiarare le stesse cose e infatti, leggendo gli interrogatori rilasciati da entrambi presso la Casa Circondariale di Civitavecchia si ha la netta sensazione che questa ipotesi non sia del tutto da scartare visto che le risposte sono quasi speculari.

Nella relazione redatta dalla Guardia Forestale di Civitavecchia, chiamata ad agire dalla Procura, si parla a più riprese anche di altre personaggi molto noti.

La cosa che sconcerta la totale mancanza di preparazione del manager del porto Pasqualino Monti. Ha ammesso di non conoscere la differenza tra “avvalimento e prestazione d’opera professionale“; non era a conoscenza di niente di quanto gli stava accadendo intorno e, come lo stesso segretario generale, Maurizio Ievolella, ha dichiarato in sede di interrogatorio di garanzia:

“Il Presidente della Autorità portuale non è mai in concreto intervenuto nella gestione amministrativa della vicenda di cui ai capi di imputazione se non nelle seguenti occasioni: nella fissazione degli obiettivi poi concretizzati nella perizia di variante e nelle misure conseguenti ai sequestri intervenuti nell’ambito del presente procedimento. Dopo il primo sequestro preventivo concordammo sull’esigenza di redigere un protocollo che consentisse la prosecuzione dei lavori (cosa che è effettivamente avvenuta) e dopo il sequestro probatorio gli comunicai che avrei richiesto alle imprese ragguagli sulle cause dell’accertato maggior dragaggio, cosa che lo stesso presidente approvò”.

O ancora:

“Il Ministero dell’Ambiente in prima analisi espresse un parere negativo e richiese l’indizione di una Conferenza di Servizi: la comunicazione venne comunicata all’Autorità ma non ne parlai con il Presidente dell’Autorità, la mia prima preoccupazione fu comprendere le ragioni del parere contrario e, ottenute spiegazioni, ritenni di comprendere che una maggiormente esauriente posizione delle caratteristiche della variante da parte nostra avrebbe portato all’espressione da parte del Ministero dell’Ambiente di un parere favorevole, posto ciò non ritenevo si trattasse di questione tale da portarla a conoscenza del Presidente: non c’era motivo, a mio avviso, perché il Ministero desse parere contrario”.

Se non abbiamo capito male il segretario generale Maurizio Ievolella ha totalmente ignorato la figura di Monti come se il suo parere fosse superfluo ed inutile. Bene, anzi male. Già perché non si capisce proprio questa difesa d’ufficio se non legata ad aspetti personali. Infatti, dopo una sospensione di un quarto d’ora (forse l’esigenza di andare in bagno) il buon segretario ricomincia a raccontare e si ricorda magicamente l’incontro con Moscherini e le esternazioni di quest’ultimo sulla qualità della pietra utilizzata per i lavori e racconta anche di episodi riferitegli dal fratello su presunte pressioni e minacce che quest’ultimo ha categoricamente smentito dichiarando “Non sono stato avvicinato da chicchessia e forse mio fratello ha mal interpretato i miei discorsi” ma, cosa straordinaria dichiara di aver subito “attacchi mediatici e giudiziari subiti da me e dalle miei figlie“.

Probabilmente si riferiva agli articoli scritti da noi in un recente passato dove facevamo notare la facilità con la quale Ievolella era riuscito a far assumere la figlia a Port Mobility (dove lui aveva ed ha ancora un ruolo) altrimenti non riusciamo proprio a capire a cosa faccia riferimento andandoci a rileggere le rassegne stampa di questi ultimi due anni.

Insomma si respira l’aria di una vera e propria strategia di annientamento verso un personaggio scomodo, Giovanni Moscherini, che negli ultimi tempi ha denunciato (e non è stato il solo) le anomalie sulla gestione dell’Autorità Portuale e non l’ha fatto producendo lettere anonime o a fonti attendibili ma sempre anonime che vengono usate motu proprio nella relazione della Forestale di 48 pagine. Al momento, quindi, occorre attendere il giudizio del Tribunale della Libertà e poi, cominciare a capire meglio quello che ruota intorno all’altra vicenda dove, a differenza di quanto accaduto per Moscherini, trovare il 415 Bis di Pasqualino Monti e di altri quindi indagati è peggio che fare una caccia al tesoro.