Rifiuti radioattivi, L’Unione Europea apre la procedura di infrazione contro l’Italia

Il nostro governo infatti ha inviato con grande ritardo il piano nazionale sulla gestione delle scorie nucleari

Pubblichiamo la nota dell’onorevole Mirko Busto del Movimento 5 Stelle 

Ormai è ufficiale: l’Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia. Questo significa che, ancora una volta, i cittadini dovranno pagare per gli errori e le inadempienze della classe politica che li governa. Il nostro Paese è stato, infatti, messo in mora dalla direzione generale Energia della Commissione Europea per il ritardo con cui il nostro governo ha presentato il piano nazionale sulla gestione delle scorie nucleari (avrebbe dovuto essere trasmesso entro agosto 2015, ma è stato inviato solo a febbraio 2016).

La Commissione, inoltre, ha serie perplessità inerenti il testo del programma italiano (che non è ancora stato reso pubblico) che dovrebbe contenere l’elenco dei possibili siti di stoccaggio. Come al solito in Italia su queste cose si temporeggia… non si può certo rischiare di perdere i voti e i consensi delle aree che sarebbero interessate alla questione!

Meglio allora continuare a tenere sotto chiave nei cassetti del ministero dell’Ambiente la Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI), adatte ad ospitare il deposito nazionale dove confluirebbero tutti i rifiuti radioattivi del nostro Paese. Tutti i passaggi sono ultimati, manca soltanto la volontà politica del governo che sta ficcando la testa sotto la sabbia pur di non affrontare questo tema spinoso. I ritardi si accumulano in un crescendo di colpevole indifferenza.

Indifferenza che ormai va avanti dal 1987. Ebbene sì, sono passati 30 anni dal referendum che ha sancito la volontà per la maggioranza degli italiani (circa l’80% del 65% recatosi alle urne) di vivere in un Paese senza nucleare.

Sono passati 30 anni anche dal disastro nucleare di Chernobyl e ancora in Ucraina si lotta per limitare la contaminazione radioattiva dell’ambiente costruendo un nuovo sarcofago sopra al quarto reattore della centrale mentre quello precedente, costruito ai tempi della catastrofe, si sta disintegrando. Ma non ci proteggerà per sempre, un nuovo sarcofago per altri 70-100 anni di protezione, poi il problema sarà consegnato ai nostri nipoti. Questa è l’eredità nucleare di Chernobyl col suo incalcolabile costo materiale e umano.

E in Italia? A che punto siamo? Al solito! A pagare in termini di salute e di soldi sono ancora una volta i cittadini. Di questo passo, infatti, la Cnapi resterà congelata per sempre mentre le scorie radioattive resteranno (in)custodite in siti provvisori e per nulla sicuri, con situazioni eclatanti come quella di grande sofferenza ambientale che vive il territorio piemontese di Saluggia e dintorni.

Oltre il danno, la beffa. In attesa dell’ennesima catastrofe annunciata sul territorio nazionale, i cittadini continuano, infatti, a pagare queste mancanze nelle bollette. Proprio questa settimana il Test-Salvagente ospita un’approfondita inchiesta sui costi del nucleare nel nostro Paese in cui si legge che più del 7% degli oneri (la componente tariffaria A) finiscono nello smaltimento delle centrali nucleari. Si tratta di una somma in continua crescita: nel 2015 è stata pari a 323 milioni di euro, il doppio rispetto all’anno precedente.

A questi, a breve, si aggiungeranno ulteriori costi per pagare le multe targate Ue.

Come Movimento 5 Stelle da mesi stiamo chiedendo al ministro dell’Ambiente Galletti di rendere operativi sia l’ente di controllo Isin sia il programma nucleare nazionale e di fermare quest’assurdità, per il bene di tutti noi e per le tasche dei cittadini. E, ovviamente, da parte del governo non ci sono state risposte.

On. Mirko Busto – Camera dei Deputati (M5S)

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