Magistrati in politica, il caso dell’on. Ferranti: indipendente, imparziale, equilibrata, promossa a pieni voti

Nonostante la sua lontananza dalle aule giudiziarie dal 1999. Quando è stata eletta al Csm. E nel 2008 in Parlamento. Dove dal 2013 è presidente della commissione Giustizia della Camera. Ciononostante la sua carriera non ha conosciuto ostacoli. Grazie alle valutazioni sempre positive. E agli autonomatismi di carriera in vigore per le toghe

di Primo Di Nicola e Ilaria Proietti per Il Fatto Quotidiano

Donatella Ferranti? E’ intelligente e sempre puntuale in ufficio. Ma soprattutto è da elogiare per  “indipendenza, imparzialità ed equilibrio“.  Qualità che sommate alla “capacità, laboriosità, diligenza e impegno” dimostrati “nell’esercizio delle funzioni espletate” ne fanno praticamente un asso della toga. E dunque da promuovere.  A pieni voti.

SETTIMO SIGILLO Sta tutto scritto nel giudizio con il quale l’attuale esponente del Partito democratico, deputata e presidente della Commissione Giustizia della Camera, ha superato il settimo gradino di avanzamento professionale da magistrato. E poco importa se le aule giudiziarie sono anche per lei un pallido ricordo. All’epoca della promozione, nel 2009, l’onorevole Ferranti era già sbarcata a Montecitorio da un anno, dopo aver lasciato il Consiglio superiore della magistratura (Csm) dove era approdata addirittura nel 1999. Salendo negli anni, uno per uno, tutti i gradini che l’hanno portata ad insediarsi sulla poltrona di potente segretario generale, il braccio operativo del vice presidente dello stesso Csm. Al quale, guarda la coincidenza, al momento giusto è toccato poi il compito di assegnarle il massimo di avanzamento di carriera per  le toghe, nonostante fosse, appunto, fuori ruolo da anni.

UN POSTO AL SOLE Niente di male, assicura l’interessata. Che si è addirittura premurata di spiegarlo commentando l’inchiesta de ilfattoquotidiano.it  sugli automatismi che alimentano le generose progressioni di giudici e pm anche da decenni impegnati in politica : “Non è giusto che un magistrato che decide di mettere la propria professionalità al servizio delle istituzioni debba essere punito”, sentenzia la Ferranti, “quando lascerò la politica accetterò il posto che mi spetta”. E ci mancherebbe altro.

TOGHE IN CARRIERA Tra le toghe parcheggiate sugli alti scranni di Camera e Senato, per non parlare di quelli governativi e degli altri dislocati nelle altrettanto appetibili Regioni, la Ferranti non è la sola. Così come non è la sola a godere degli avanzamenti che felicemente si ripercuotono sulle buste paga e i futuri trattamenti pensionistici degli interessati. Naturalmente ottenuti sempre grazie alle singolari valutazioni in vigore per i magistrati in politica che il Csm continuare a sfornare. Nella lista ci sono personaggi come Anna Finocchiaro, presidente Dem della commissione Affari costituzionali del Senato; Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia, per non parlare dell’altro senatore Felice Casson e del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Tutte toghe in aspettativa e che, insieme ai tanti altri colleghi che in passato sono stati eletti nelle istituzioni, hanno potuto usufruire del favorevole trattamento in vigore (leggere l’articolo di Peter Gomez). Pienamente dispiegato anche nella valutazione della pratica relativa all’onorevole Ferranti. E per abolire il quale ilfattoquotidiano.it ha lanciato la petizione (già sottoscritta da oltre 31 mila cittadini) che qui potete sottoscrivere.

ALLA CARICA Nella sintesi dei pareri utili a dichiararla positiva per il superamento della settima e ultima valutazione professionale si ripercorre passo passo la sua carriera. Classe 1957, originaria di Tarquinia, nominata magistrato nel 1981 e assegnata alla pretura di Cagliari con funzioni di pretore del lavoro. Fino al novembre del 1983  quando, a domanda, viene trasferita alla procura della Repubblica presso il tribunale di Viterbo dove è stata sostituto sino all’aprile del 1999. “Allorquando – si legge nella documentazione depositata – ha assunto l’incarico di magistratosegretario presso il Csm: dopo un breve periodo quale vice segretario generale”; e dopo che “nel novembre 2004 ha assunto l’incarico di segretario generale, che ha svolto fino al 2008, epoca in cui è stata eletta al Parlamento”.

GIOCHI D’EQUILIBRIO Proprio in forza della decennale militanza a palazzo dei Marescialli è determinante, ai fini della sua promozione , anche il rapporto confezionato dal Comitato di presidenza del Csm. Rapporto trasmesso al Consiglio giudiziario di Roma che, all’unanimità, il 15 luglio del 2009, le riconosce l’ambita promozione. Sancita e definitivamente ufficializzata ancora dal Csm il 28 luglio 2009, grazie alla “indipendenza, imparzialità, equilibrio” e alla “laboriosità, diligenza ed impegno dimostrati”. Naturalmente sempre stando lontano dalle aule di giustizia.

GRANDE SEDE E non è finita. Nella relazione  del  Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, ad onore e gloria della Ferranti, sono evidenziate anche  “l’assiduità e la puntualitànella quotidiana presenza in ufficio, nonché la particolare disponibilità manifestata per le esigenze” dello stesso. Quanto al profilo della capacità, è confermato a piene mani “un giudizio di eccellenza per l’intelligenza, la preparazione, l’equilibrio e l’impegno e sottolineata la vasta cultura giuridica e l’encomiabilesenso del dovere della dott.ssa Ferranti”. Dimostrati come? Attraverso l’opera di assistenza al vice presidente del Csm (prima Virginio Rognoni, poi Nicola Mancino) “nei numerosi incontri svoltisi presso la sede del Consiglio con delegazioni straniere”, ma soprattutto con il contributo  che “in frequenti occasioni è statodeterminante nella preparazione delle numerose e complesse proposte sottoposte dal comitato di presidenza all’approvazione del consiglio”.

SENZA PREZZO Ce n’è quanto basta per il felice coronamento della pratica. Ma al Csm non si accontentano. Vogliono infatti premiare la Ferranti per l’attività “particolarmente apprezzabile nell’ambito del compito di sovraintendere il personale amministrativo” a Palazzo dei Marescialli.  Ma anche per l’impegno profuso per “l’ammodernamento delle procedure informatiche del Consiglio” o quando si è trattato di predisporre il bilancio preventivo e il rendiconto finanziario annuale.  “Atti che hanno ricevuto positivi parere da parte del collegio dei revisori dei conti”. E della valutazione dell’attitudine del magistrato ad organizzare il proprio lavoro, ne vogliamo parlare? E certo che ne parliamo, anche se questo parametro ha anch’esso poco a che vedere con le attività nelle aule di giustizia: la Ferranti ha infatti messo in mostra capacità di organizzazione del lavoro proprio ed altrui che “hanno prodotto risultati quantitativi e qualitativiunanimemente apprezzati”. Nientemeno.

CAMERA CON VISTA Tutto ciò nelle stanze del Csm. E allaCamera? Il Consiglio giudiziario analizza nel dettaglio il primo anno di attività della Ferranti  a Montecitorio. Ricorda il suo ruolo di relatrice di una proposta di legge “in materia di prescrizione e di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”; la presentazione di una “relazione di minoranza sul disegno di legge in materia di intercettazioni e numerose proposte alternative di parere in relazione ad altri provvedimenti”; mentre per l’elenco delle proposte di legge di cui è stata cofirmataria  “si rimanda” addirittura ad un apposito “allegato n. 42″. Infine, la ciliegina sulla torta per un magistrato che ha sempre avuto giudizi “particolarmente lusinghieri”:  la Ferranti, annotano gli esaminatori, è membro della commissione Giustizia (di cui oggi è presidente) della Camera, mentre al  21 maggio 2008 risulta anche “componente della Giunta per le autorizzazioni e in quanto tale fa parte del comitato parlamentare per i procedimenti di accusa”. Incarichi non da poco per un magistrato. Fuori ruolo, ma sempre in gran carriera.

@primodinicola