Terni e veleni – “Il ruggito di Thyssen, unico padrone della città, si è fatto sentire. Penose bugie, la magistratura faccia presto”

Il duro intervento del consigliere regionale pentastellato Andrea Liberati: “Il Comune di Terni ha voluto assecondare le richieste dei tedeschi”

Cromo esavalente e penose bugie: torniamo sul doppio salto mortale carpiato mortale all’indietro di cui, nel mutismo assoluto di ASL e Regione, è stato protagonista in queste ore il Comune di Terni.

Come noto, non la voce, ma il ruggito dell’unico padrone della città – la Thyssen – si è fatto sentire. I tedeschi, anziché esser finalmente costretti a investire quelle centinaia di milioni necessari per sistemare gli impianti, sono stati viceversa nuovamente assecondati, senza che il Comune si sia reso conto dei rischi impliciti ed espliciti della propria scelta. Vediamo più da vicino perché non regge l’ordinanza comunale, quella con cui Di Girolamo vorrebbe ‘darcela a bere’:

1)    è assodato che, pure a causa dell’inerzia del Comune di Terni (v. punto 4), non esiste, né potrà esistere per i prossimi due anni, un report idrogeologico certo del flusso e del comportamento della falda acquifera locale;

2)    ARPA Umbria ha sempre sostenuto che il ‘laghetto’ di cromo esavalente rinvenuto all’atto dello scavo della galleria ‘Tescino’ fosse stato determinato dalla rottura dei tubi del percolato della discarica di scorie Thyssen: le contaminazioni registrate in queste settimane su plurime matrici e in aree distanti dalla discarica raccontano invece di una realtà ben più drammatica -e la fonte contaminante è indiscutibile;

3)    ASL frattanto non fa sapere pubblicamente nulla su eventuali analisi condotte sulle acque dello stabilimento, confermando un’opacità di lunga data;

4)    è contraddittorio quanto riferisce l’assessore comunale all’Ambiente in una sua nota: “(…) nello specifico il Comune chiede un approfondimento della vicenda delle risorse idriche che rientrano nell’area Ast e nelle immediate vicinanze (…)”: ebbene, l’assessore dovrebbe anzitutto guardare in casa propria, poiché il Comune deve ancora posizionare gli otto piezometri prescrittigli dal Ministero dell’Ambiente per contribuire a definire quella maglia di campionamenti volta a capire una volta per tutte il comportamento della falda acquifera (v. punto 1).

Abbiamo sempre sostenuto che i primi a pagare per questi molteplici disastri ambientali sono i lavoratori Thyssen e poi i cittadini di Terni. La condotta inutilmente rassicurante assunta in coro dalle istituzioni pubbliche locali e regionali, da sempre asservite ai padroni delle ferriere, non fa altro che confermare questi rischi: ecco perché, a fronte di tante, gravi, reiterate anomalie, invitiamo soltanto la Magistratura a fare presto.

Andrea Liberati,
Capogruppo M5S
Consiglio regionale Umbria