Civitavecchia – L’avvocato viterbese Antonio Jezzi: “Sequestrate i beni degli ex manager di Etruria”

Il penalista viterbese assiste un azionista rovinato dall’Istituto aretino, ha presentato denuncia alla Procura di Civitavecchia che segue il filone Privilege Yard con il sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice

CIVITAVECCHIA – Ancora strascichi giudiziari per Bancaetruria. Sergio Ceccanti, un risparmiatore che aveva già presentato una querela segnalando le «gravi omissioni» di Consob e Banca d’Italia, ha depositato un’altra denuncia nella quale chiede di accertare il reato di truffa e associazione a delinquere, questa volta contro i dirigenti della banca aretina.

La vicenda è quella del panfilo da 127 metri del cantiere Privilege Yarde di Civitavecchia, oggi in bancarotta, finanziato anche da prestiti di Bancaetruria, per la quale nel giugno scorso sono stati arrestati Mario La Via e Antonio Battista.

«Sembra che dagli atti di causa – scrive nella denuncia-querela Ceccanti, assistito dall’avvocato Antonio Jezzi di Viterbo – emerga che dette ingenti somme siano state versate senza alcuna motivazione, semplicemente grazie ad una fitta rete di conoscenze e di favori come fosse una sorta di associazionismo che avrebbe consentito una strada privilegiata».

L’accusa di Ceccanti, uno dei risparmiatori che hanno visto azzerate le proprie obbligazioni con il bail in, è che la banca «non ha assolutamente tutelato i propri azionisti, preferendo collaborare con imprenditori legati ad essa per motivi» oscuri.

Quindi la richiesta: avviare «tutte le indagini del caso finalizzate appunto ad accertare la condotta delittuosa» per «il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e per tutti gli altri reati ravvisabili». La denuncia chiama in causa chi ha concesso il prestito al cantiere, quindi il «funzionario o dei funzionari responsabili dell’erogazione del mutuo con modalità quantomeno anomale, e nei confronti» ma anche «di tutti coloro che anche a livello superiore abbiano autorizzato o comunque omesso tutte le verifiche». Quindi i dirigenti della banca, che ha avuto come vicepresidente anche il padre del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi.

Nella denuncia si chiede anche il «sequestro di tutti i beni della» ditta dello yacht «fantasma» nonché «dei beni personali degli amministratori e dei funzionari di banca Etruria che hanno concesso i mutui ed i prestiti omettendo ogni forma di controllo». Nei prossimi giorni ci sarà un incontro tra l’avvocato Jezzi e il pubblico ministero. L’avvocato di Ceccanti ha depositato la denuncia a Civitavecchia e non ad Arezzo.

Se il Pm non dovesse decidere per l’archiviazione, per i responsabili della «associazione a delinquere» ipotizzata nella denuncia potrebbe portare anche a misure di restrizione della libertà personale, quindi all’arresto. Difficile che porti a qualcosa la richiesta di sequestrare i beni degli eventuali funzionari e dirigenti responsabili, visto che, come hanno riportato le cronache già qualche tempo fa, i vertici della vecchia banca risultano per lo più nullatenenti.

Nelle settimane scorse è stata presentata una denuncia querela, quindi la richiesta di avviare un procedimento penale, anche alla procura di Arezzo, sempre a carico degli ex dirigenti della banca, in particolare per quanto riguarda l’aumento di capitale del 2012. Altre procedure, quelle più classiche, riguardano le modalità la vendita di prodotti finanziari e delle obbligazioni ai risparmiatori. Il tutto mentre la restituzione agli obbligazionisti decisa dal governo, che è parziale, non è ancora completa.

 

di Antonio Signorini per Il Giornale