Civitavecchia – Ragazzo fugge, il padre lo insegue. Poi il tragico volo: muore un 16enne

Era arrivato a Roma da Civitavecchia. Seguito con il cellulare tramite la geolocalizzazione, si è lanciato da un terrazzo. Il racconto di un testimone: «Ha citofonato a tutti, gli hanno aperto ed è corso su»

ROMA – Erano distanti pochi metri, il padre aveva attivato il sistema di geolocalizzazione del cellulare e nonostante la minaccia del suicidio lo vedeva ancora «pulsare» lì vicino, un puntino lampeggiante in via Castelfidardo, a poche decine di metri dalla stazione Termini. Seguiva gli spostamenti ma non riusciva ad agganciarlo e così, sempre più preoccupato, ha chiamato la polizia. Ma era già troppo tardi, la disperazione ha corso più veloce di tutti: un liceale di sedici anni è morto lanciandosi dal tetto dell’unico palazzo che a mezzanotte di mercoledì aveva un portone aperto, tra le urla del padre e sotto gli occhi del poliziotto che l’ha mancato di pochissimo.

Per il momento la tragedia è un giallo anche per i genitori del sedicenne – studente a Civitavecchia, appassionato di pallanuoto – che alle forze dell’ordine avrebbero detto di non sapersi spiegare le ragioni del gesto. I problemi cominciano mercoledì sera. Il giovane esce di casa ad un orario improbabile, fuori è già buio, così il padre si mette in allerta. Tramite l’applicazione del cellulare, individua il figlio e di conseguenza il suo tragitto, da Civitavecchia – dove la famiglia abita – al centro di Roma, vicino a Termini.

L’ipotesi più probabile è che il ragazzo sia arrivato in treno. Intorno a mezzanotte entrambi sono vicini a via di Castelfidardo, una traversa di piazza dell’Indipendenza. Qualcuno li vede. Un ristoratore racconterà agli investigatori di «aver sentito il papà alzare la voce, forse parlavano anche di scuola». Clima teso, situazione confusa, il padre ha un brutto sentore e chiama la polizia mentre dall’altra parte della strada il ragazzo, forse sentendosi «accerchiato» cerca una via di fuga, un luogo alto, qualunque, purché sia alto.

«Quel povero giovane si è messo a citofonare a tutti – ha raccontato un albergatore -. Poi è uscito qualcuno dal civico 31, la porta si è aperta e lui è corso su». Le indagini della polizia continuano.

di Erica Dellapasqua per il Corriere.it