Sequestrato un quintale di pesce in 2 locali etnici a Termini: poca igiene. Altri sequestri al Porto di Fiumicino

È il bilancio dell’operazione che, sotto il coordinamento del Centro controllo Area Pesca della Direzione Marittima di Civitavecchia, è stata condotta dal personale specializzato della Capitaneria di porto di Fiumicino. Mancava anche la tracciabilità dei prodotti ittici

ROMA – Sequestrato un quintale di prodotti ittici in due ristoranti etnici, poi sanzionati, nella zona della stazione Termini a Roma. È il bilancio dell’operazione che, sotto il coordinamento del Centro controllo Area Pesca della Direzione Marittima di Civitavecchia, è stata condotta dal personale specializzato della Capitaneria di porto di Fiumicino.

Multe per 5.500 euro

Sono state ispezionate strutture di ristorazione asiatica per verificare le modalità di conservazione dei prodotti ittici e del rispetto delle norme igienico-sanitarie, la documentazione di tracciabilità per individuare la provenienza degli alimenti, nonché la corrispondenza delle specie somministrate con quelle proposte nei menù. Solo uno dei tre diversi esercizi commerciali controllati ha risposto perfettamente alle regole; agli altri due ristoranti sono state comminate sanzioni amministrative per diverse irregolarità, per un importo totale di 5.500 euro. Tra il pesce sequestrato, molluschi bivalvi conservati in maniera impropria. Sequestrati anche alimenti vari, in particolare carne, promiscuamente conservati nelle stesse celle frigorifere.

Fiumicino: vendono pesce senza autorizzazione sul molo, sequestrati 200 chili

Vendevano pesce in pessimo stato di conservazione e senza nessuna autorizzazione sul molo del porto del canale di Fiumicino. La scoperta ed il successivo sequestro nel pomeriggio di ieri 25 ottobre nel corso di alcuni controlli congiunti da parte della Capitaneria di Porto di Roma, Polizia locale di Fiumicino, Servizio navale della Compagnia Carabinieri di Roma-Ostia e ASL Roma 3, sul molo del porto canale di Fiumicino, nell’ambito di un’attività di polizia mirata alla repressione della vendita illegale di prodotti ittici.

VENDITA DI PESCE SUL MOLO – La presenza sul molo di Fiumicino di persone intente a vendere prodotti ittici in pessimo stato di conservazione, fonte di pericolo per la salute pubblica, senza essere peraltro in possesso di alcuna autorizzazione, per il commercio su area pubblica di tale prodotto, è stata accertata grazie ai controlli congiunti coordinati tra Capitaneria di porto, Carabinieri, Polizia locale e ASL.

200 CHILI DI PESCE – L’ennesima attività congiunta ha portato al sequestro di circa 200 chili di pesce (dichiarato non edibile, dal servizio veterinario della ASL Roma 3) da parte della Capitaneria di Porto di Roma, Polizia locale di Fiumicino e Servizio navale della Compagnia Carabinieri di Roma-Ostia.

MANCATA TRACCIABILITA’ – Peraltro, parte del pescato delle 48 cassette sequestrate non è risultato di provenienza marittima ma probabilmente catturato nelle acque interne. Sono state identificate 2 persone per il successivo deferimento all’Autorità Giudiziaria di Civitavecchia ed elevata una denuncia a carico di ignoti per la mancata tracciabilità del prodotto ittico.

CONTROLLI CONGIUNTI – La repressione della condotta fraudolenta, sanzionata da Capitaneria di Porto, Carabinieri, Polizia locale e ASL Roma 3, è volta ad evitare la commercializzazione non autorizzata, di prodotto ittico pericoloso per la salute pubblica, e che tali reati siano perpetrati in vicinanza dei punti di sbarco dei pescherecci, inducendo gli ignari compratori, anche stranieri, a credere che il pesce venduto sia proveniente dalla regolare ed apprezzata attività locale di pesca.

RECENTE NORMATIVA – I controlli delle forze dell’ordine nel porto canale di Fiumicino e nelle altre aree di competenza del Compartimento marittimo di Roma, rientrante nell’ambito della Direzione marittima del Lazio, a salvaguardia della pubblica salute alimentare e a tutela dei consumatori, proseguirà incessantemente. Si ricorda, con l’occasione, che la recente normativa sanzionatoria in materia di pesca ha riformato l’impianto punitivo, commisurando le sanzioni, in modo significativo, anche al quantitativo di prodotto ittico illegale.