ACQUA PUBBLICA AI PRIVATI, IL BORGO DI CERI IN TV CONTRO IL SERVIZIO ACEA

Al borgo di Ceri fanno sul serio. Da quando la gestione dell’acqua pubblica è passata all’ACEA sono cominciati i guai con le bollette. Gli abitanti protestano per un aumento del 40% che pagano da anni per un depuratore che non è mai esistito e non si images-3sa quando sarà costruito.

Il caso di Ceri ha attirato l’attenzione della trasmissione Mi Manda RAI3 che ha inviato una troupe sul posto, intervistando gli abitanti e mostrando come le fognature, in totale assenza di depurazione, finiscano in un fosso a cielo aperto, proprio in un’area di pregio paesaggistico, ricca di vegetazione rigogliosa, ora contaminata da un fetore mefitico, che avrebbe dovuto interessare ASL e ARPA per rischi di carattere sanitario e danno ambientale (vedi il servizio andato in onda il 22 novembre scorso https://www.youtube.com/watch?v=8NAevWUqLro ).

Non avendo mai avuto risposta alle loro rimostranze, né da ACEA né dal Comune di Cerveteri da cui dipendono, gli abitanti hanno  deciso di affrontare una class action per rivendicare lo sgravio della gabella ingiustificata e la restituzione di
images-1quanto sono stati obbligati a versare dietro minaccia di ACEA della sospensione del servizio idrico. Il sindaco Alessio Pascucci tace. Sembra che il depuratore fosse previsto dal 2014, ma non è mai stata bandita la gara d’appalto per la sua costruzione. Per ora c’è soltanto un progetto approvato dal Comune di Cerveteri.

E’ preoccupante constatare come, dalla trasmissione di RAITRE, emergano altre situazioni analoghe al caso di Ceri, riscontrate anche in altre regioni, e provocate da società private che, una volta subentrate nella gestione dell’acqua pubblica, impongono a propria discrezione il pagamento di servizi inesistenti.acea01
Eppure l’esperto in studio è  stato chiaro, si paga due volte:  per qualcosa che non esiste, i cui proventi non si sa che fine facciano, e per le multe della Comunità Europea. Si è saputo anche che il giudice di Chiavari ha accolto il ricorso dei cittadini di Rapallo, stabilendo che i cicli di depurazione devono essere cinque non uno solo. Una sentenza della Cassazione del 2010 stabilisce che, non trattandosi di un’imposta tributaria, il gestore è tenuto a fornire il servizio in cambio del corrispettivo. Ci sono poi i casi in Campania e Toscana dove gli utenti sono stati sì rimborsati del mancato servizio pagato, ma il gestore si è fatto risarcire spalmando l’importo nelle bollette di tutta la collettività. Un’appropriazione indebita, secondo l’esperto che si è chiesto dove sia, in questi casi, l’Autorità per il Servizio Idrico. I comuni di Recco e Camogli hanno annunciato un’azione collettiva. Aspettiamo di sapere gli sviluppi per quella dei cittadini di Ceri, i quali hanno scritto una lettera aperta al sindaco Pascucci.

Ass.Salviamo Bracciano