Civitavecchia – Royal Bus non lavora più nel porto. Port Mobility rescinde (giustamente) il contratto e scoppia il caos

Equitalia pignora la società di trasporti, Port Mobility rescinde il contratto. Passalacqua si scaglia contro Azzopardi che reagisce: “Salveremo i lavoratori, ma non si poteva andare avanti” e risponde anche a Tidei: “seminano solo odio”

CIVITAVECCHIA – Siamo stati facili profeti su come sarebbe andata a finire la vertenza tra la Royal Bus e Port Mobility. Una fine annunciata e delle conseguenze che non saranno piacevoli per nessuno. Royal Bus che prova a fare la voce grossa dopo aver incassato i soldi che vantava ma che non li ha praticamente neanche visti. Già perché l’Inps ha preso il suo e gli altri li ha pignorati Equitalia prima che entrassero nelle disponibilità di Massimiliano Passalacqua.

Ad infuocare gli animi un comunicato stampa a firma di Pietro Tidei nel quale sono rivolte pesanti accuse ai vertici di Port Mobility che ha risposto in conferenza stampa per bocca di Edy Azzopardy.

Già dalle prime ore della mattina di ieri si era diffusa la notizia della rottura del tavolo delle trattative. Alla base della decisione c’è stato il pignoramento di Equitalia che ha reso praticamente vano, al fine del pagamento degli stipendi dei lavoratori, il bonifico effettuato venerdì scorso alla società da parte di Port Mobility.

Tutto si consuma nella giornata di venerdì ma la notizia, anche per non allarmare più di tanto le già agitate acque tra il personale, è trapelata inevitabilmente quando gli autobus a girare all’interno del porto non erano più quelli della Royal Bus. 

A confermare la notizia arrivava inoltre il comunicato dell’Autorità Portuale che ribadiva l’impossibilità nell’andare avanti con il tavolo delle trattative e soprattutto il presidente di Majo ed il segretario generale Macii spiegavano che “nonostante il mancato raggiungimento di un accordo tra le due società, non è escluso che la Royal Bus, riequilibrando a breve la propria posizione aziendale nei confronti degli istituti previdenziali, possa concorrere alla gara che sarà esperita entro l’anno”.

Port Mobility per garantire la continuità del servizio aveva incaricato altri due vettori di sostituire Royal Bus in attesa di fare la gara. Anzi. Mentre i bus prestavano il servizio (a tariffe più convenienti verrà detto in conferenza stampa) Massimiliano Passalacqua li seguiva in macchina fotografando passo passo tutti gli spostamenti che stavano effettuando.

Royal Bus ha replicato: “Non abbiamo chiesto nessun aumento tariffario, anzi ci siamo sempre resi disponibili ad applicare le vecchie tariffe dell’unico contratto in vigore”.

Edgardo Azzopardi, presidente di Port Mobility tuona contro l’ex sindaco Pietro Tidei: “Le parole di Tidei servono solo a creare odio. E’ venuto nel mio ufficio a chiedere informazioni, ha visto tutto e gli ho spiegato tutto. Sta solo facendo campagna elettorale”. “Io cercavo solo di risolvere una situazione critica per una società storica civitavecchiese” la controreplica a stretto giro di Tidei, forse resosi conto di averla ‘‘sparata’’ senza conoscere i reali termini della questione.

 Azzopardi ha lasciato le porte aperte ai lavoratori: “Tutti i lavoratori di Royal Bus occupati nella zona portuale verranno riassorbiti da Port Mobility o dalla futura società che vincerà la gara. Abbiamo operato nel massimo della chiarezza. Non possiamo mettere a rischio Port Mobility ed i suoi dipendenti. Noi fino alla fine abbiamo cercato di salvare Royal Bus ma la situazione era insostenibile e soprattutto non è stata causata in alcun modo da Port Mobility. Anche alla luce del nuovo pignoramento, sentita l’Autorità Portuale che era d’accordo, abbiamo rescisso il contratto. Non si poteva fare altro”.

Adesso però la guerra è aperta e i danni con i relativi effetti collaterali sono immensi. Il primo disastro strategico lo ha compiuto il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Francesco Maria Di Majo che la settimana scorsa, contravvenendo ad ogni regola e forse anche di legge si è presentato dal dirigente ministeriale Ivano Russo. Quello che si sono detti è riportato nero su bianco nelle dichiarazioni rilasciate da Passalacqua alla stampa e solo quelle, di per sé, sono di una gravità inaudita.

Poi c’è stata la trattativa, si fa per dire, dove a fare da paciere è stata sempre l’Autorità Portuale. Bene, in tutto questo nessuno dei paceri ha chiesto la documentazione contabile alla Royal Bus. Cosa ancor più grave perché, evidentemente, proprio i vertici della Royal Bus non stanno raccontando la verità a quei lavoratori che oggi rischiano di rimanere per strada.