Terni: la Regione dirotta più risorse verso il territorio perugino?

Melasecche: Regione “matrigna”, realtà o leggenda metropolitana?

di Enrico Melasecche

 

Una delle argomentazioni più ricorrenti nei social è la recriminazione nei confronti di una Regione perugino-centrica che eroga risorse in maniera decisamente sperequata.

Realtà o leggenda metropolitana? Provincialismo o difesa intelligente dei nostri interessi?

In assenza di un calcolo preciso che solo chi detiene i cordoni della borsa dovrebbe effettuare ma si guarda bene dal fare, il nostro approccio sarà di tipo induttivo e, pur tenendo conto della diversa dimensione e peso demografico delle due Province, il risultato è di una sproporzione inaccettabile.

Il punto di partenza è dato dalla constatazione del diverso peso politico fra le due Province che genera sistematicamente una rappresentanza in consiglio e nella giunta regionale di ben diverso peso fra l’Umbria del Centro-Nord e quella del Sud oltre alla sua triste subalternità.

Esempi eclatanti sono quelli relativi alla SANITÁ: ospedali fiammanti nell’eugubino-gualdese, a Foligno, nella fascia intermedia Todi-Marsciano, per non parlare del colosso del Silvestrini rispetto al nostro Santa Maria, rabberciato alla meglio con interventi elargiti con il contagocce, tutt’altro che risolutivi. Conferma questo dato la vicenda della “Città della salute”, la cui mancata realizzazione ha comportato uno spreco vergognoso di canoni di affitto ed inefficienze varie.

 

Il fronte dei TRASPORTI vede la vicenda di Umbria Mobilità costituire un episodio grave sul cui altare è stata bruciata la nostra ATC, l’azienda meno disastrata dell’Umbria. Per non parlare dei contributi pubblici utilizzati a piene mani a favore del Minimetrò di Perugia fotocopia di quello su cui la giunta Ciaurro ottenne i primi 50 miliardi di lire di finanziamento ma a cui la giunta Raffaelli rinunciò mentre Renato Locchi a Perugia andò avanti con determinazione, dotandola quella città di una struttura all’avanguardia,  finanziata poi come sappiamo.

Quando alle altre OPERE PUBBLICHE qualsiasi confronto appare ridicolo perché le esigenze del territorio meridionale sono diventate del tutto marginali rispetto a realizzazioni come il Quadrilatero, la Grosseto Fano, il Nodo di Perugia, l’Aeroporto di S. Egidio e quello di Foligno per la Protezione civile, opere finanziate, è vero, in gran parte dall’ANAS ma con un interesse della politica regionale di gran lunga preponderante.

Non tocchiamo l’argomento UNIVERSITÀ su cui le recriminazioni giungono al calor bianco se consideriamo il trend da cui eravamo partiti, quanto abbiamo investito e la situazione di regressione generale in cui oggi ci troviamo, con il più recente schiaffo conseguente all’azzeramento del Campus universitario sul terreno della Prampolini per il cui trasferimento ci siamo anche spesi quasi 2 milioni.

Negli ultimi anni la politica regionale ha visto lo scandalo del DISIMPEGNO COMPLESSIVO  con l’azzeramento di ISRIM, Umbria Innovazione, Consorzio Aree Industriali, strumenti creati venti anni fa con il patto di territorio per contrastare la crisi dell’industria siderurgica, chimica e meccanica. Tutti liquidati o falliti a causa di gestioni politicizzate e con il BIC finito anch’esso nella inutilità. Lo scenario somiglia molto a quello che oggi si ripropone con l’”area di crisi complessa”. Che fine hanno fatto poi gli uffici della Regione a Terni depauperati di funzioni e di personale?

 

Si aggiunge al tutto la riorganizzazione generale dello Stato, del sistema bancario, delle stesse associazioni di categoria, questa volta non sempre per colpa della Regione, che ha visto a Terni  chiudere la Banca d’Italia, ridurre notevolmente il peso delle sedi delle banche e di molti uffici pubblici, di CNA, Confcommercio, Assindustria e si accinge a perdere l’autonomia della Camera di Commercio e del Cesvol.

Quanto ai FLUSSI FINANZIARI è scandalosa quella sorta di taglieggiamento che esercita Palazzo Donini sugli introiti relativi ai rimborsi idroelettrici che hanno visto la Regione incassare per lo sfruttamento del Lago di Piediluco, dal dopo ENEL ad oggi, circa 70 milioni, mai retrocessi direttamente a Terni, somma che avrebbe potuto essere anche  raddoppiata se la Regione avesse adeguato per tempo i canoni, considerati gli utili enormi di quelle imprese. Abbiamo poi la ciliegia su questa torta indigesta costituita dai 20 milioni prelevati dal Consorzio Tevere-Nera i cui servizi a Perugia li paga la fiscalità generale.

Se confrontiamo il tutto con i ridicoli annunci da “soccorso rosso” relativi alle recentissime elargizioni da campagna elettorale, decise in gran parte per salvare il “partito” dalla disfatta di una gestione ventennale dissennata del Comune, abbiamo la misura dell’impegno e dell’autorevolezza  che il prossimo sindaco dovrà esercitate per gestire finalmente una non più rinviabile “Vertenza Terni” rispetto alle solite inutili, tardive lamentazioni.

 

*Lista Civica “I Love Terni – Valori & Competenze”