Civitavecchia – Vicino allo storico “bagno penale”, a largo della Pace, è sorta una tendopoli che ricorda i centri d’accoglienza a Lampedusa

Senza paesaggistica e con un silenzio imbarazzante della Sovrintendenza l’Autorità Portuale ha realizzato un’opera imbarazzante dove transiteranno milioni di crocieristi

CIVITAVECCHIA – Su largo della Pace si è scritto e discusso tanto. Gli ultimi lavori di ammodernamento dell’area, dove è ancora pendente una richiesta di sequestro, stanno per consegnare alla città un vero e proprio centro di accoglienza immigrati, altro che Centro Servizi e Mobilità nell’area di Largo della Pace.

Senza un’autorizzazione paesaggistica è stato quasi completato un luogo aberrante vicino allo storico bagno pena di Civitavecchia. Già perché quei tendoni da circo, con al centro una garitta blindata, sono sorti nei pressi degli antichi magazzini della darsena, dagli inizi del XVII secolo, nella città portuale venivano reclusi i condannati.

Strano che una delle leader del Movimento 5 Stelle cittadino, l’esperta in storia della Città di Civitavecchia, Roberta Galletta, che tanto si è spesa per far sparire la statua del bacio da piazza degli eventi, non abbia scritto una sola riga di protesta o indignazione per quell’antico bagno penale della darsena dove sappiamo che esisteva un piccolo cimitero ed uno “spazioso ospedale” costruito nel 1658. In località “Prato del Turco” (l’attuale via Tarquinia), venne costruito il nuovo “bagno penale” grazie al diretto interessamento di Papa Pio IX che nel 1864 affidò l’incarico al Pro Ministro delle Armi, Mons. De Merode.

Al progetto lavorarono l’ingegnar Navona e quindi il Capitano Pinto, mentre all’esecuzione concorse una compagnia di artiglieria (costituita successivamente in corpo di genio).

Il 26 ottobre 1868, in occasione della sua ultima visita a Civitavecchia, Pio IX volle recarsi a visionare l’opera in corso che venne terminata entro il 1870.

La struttura, di forma stellare, si componeva originariamente di due ambienti: il primo era destinato ad ospitare 120 guardie, il secondo 250 condannati con 20 celle di rigore riservate ai detenuti di “viziosa condotta”. All’interno del carcere c’era un ospedale che poteva ricevere oltre 120 detenuti, vari locali destinati a diverse funzioni (uffici, sale di ricevimento, camere di alloggio, ecc.) e, in particolare, una cappella, posta su una base ottagonale, a forma di calotta semisferica, nel mezzo della quale si trovava l’altare per la celebrazione delle funzioni religiose a cui potevano assistere i “servi di pena”.

Le imponenti mura di cinta della struttura carceraria erano sorvegliate ai quattro angoli da fucilieri esperti. Il penitenziario di Civitavecchia sarà destinato a divenire uno di quelli più importanti nella storia del sistema carcerario nazionale, celebre per aver ospitato negli anni della seconda metà del ventennio fascista, dal 1932 al 1943, la grande maggioranza dei detenuti politici condannati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato.

Dopo la seconda guerra mondiale, nel carcere sarà realizzato il primo “Istituto per il trattamento dei giovani adulti”, una struttura all’avanguardia nell’Italia dell’epoca per quanto riguarda le modalità detentive individuate a favore di persone in età compresa tra i 18 e i 22 anni.

Tornato ad essere adibito a casa di reclusione per detenuti di qualsiasi età, nel luglio del 1992, l’impianto verrà temporaneamente disabilitato a seguito dell’entrata in funzione del nuovo carcere di Borgata Aurelia, tuttora in attività.

Il 15 aprile 1999, il penitenziario di via Tarquinia è stato riattivato nei cinque storici reparti intitolati ad altrettanti illustri personaggi italiani: il penalista e uomo politico Enrico Ferri, il giurista e filosofo Gian Domanico Romagnosi, il letterato illuminista Cesare Beccaria, lo psicologo sperimentale Agostino Gemelli e il patriota Carlo Cattaneo. Oggi, la Casa di Reclusione ”G. Passerini” di Civitavecchia, è un istituto a trattamento avanzato con 60 stanze detentive ed ampi spazi destinati allo svolgimento di attività scolastiche, lavorative, culturali, sportive e religiose, in piena linea, dunque, con i più moderni dettami che fanno di una struttura carceraria che si rispetti, quella di un luogo che assolva in egual misura alla funzione punitiva e rieducativa del detenuto.

I turisti che giungeranno in crociera a Civitavecchia dai tendoni di prima accoglienza potranno gustarsi le meravigliose mura e scoprire l’interessante storia del carcere mentre aspettano i bus di Argo che alla modica cifra di 4 euro (andata e ritorno) dove saranno stipati come bestiame e trasportati alla stazione ferroviaria.

Confortevoli biglietterie e uffici realizzati all’interno di due container attrezzati per l’occasione.

Non sappiamo chi abbia autorizzato questi lavori. Certo è che se è stato consentito uno scempio architettonico di questa fattura a Civitavecchia tutto è possibile.

Un plauso ai progettisti, all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, al Comune di Civitavecchia e alla Sovrintendenza che hanno permesso tutto ciò.