Terni: “clientelismo nelle società partecipate del Comune”

“Un unico studio commerciale che segue tutte le pratiche, un unico studio legale che ottiene gli incarichi. Non sarà reato ma qualche dubbio sorge spontaneo”. Il neo assessore Fabrizio Dominici vuole vederci chiaro e torna a sottolineare la necessità di vendere le farmacie comunali

TERNI – “Diffuso clientelismo nelle partecipate del Comune di Terni”. Lo dichiara l’assessore al Bilancio e alle Partecipate Fabrizio Dominici.

Come riportato dal sito TerniToday, Dominici  sottolinea che “il Comune ha sessanta tra partecipazioni dirette e indirette. Ci sono tutti i bilanci consuntivo delle aziende, che devono essere approvati questa settimana. Da tecnico – dice l’Assessore – so che approvandoli ratificherei l’operato degli amministratori. Da quello che ho letto sin qui l’impressione che ho avuto è di un diffuso clientelismo nell’ambito delle partecipate, da Terni Reti all’ASM passando per le Farmacie: un unico studio commerciale che segue tutte le pratiche, un unico studio legale che ottiene gli incarichi. Non è reato, sia chiaro, ma qualche dubbio  sorge spontaneo. Per questo voglio leggere attentamente tutti i bilanci prima di avallarli e per questo molti di questi saranno rinviati nei tempi che ci consente la legge”.

“LE FARMACIE PUBBLICHE NON PRODUCONO UTILI, MEGLIO VENDERLE”

La foto pubblicata dall’assessore su facebook, mentre legge in barca il dossier sulle farmacie comunali,  è un chiaro segnale di come la nuova amministrazione voglia accelerare la privatizzazione dell’azienda farmaceutica municipale.

“Anche io sarei per non venderle se producessero utili – spiega l’assessore – ma già la precedente amministrazione ha avviato un processo giuridico e tra l’altro la legge Madia ci impone entro settembre di fare un bando per le manifestazioni di interesse altrimenti le farmacie verrebbero messe automaticamente in liquidazione e noi perderemmo un asset che può aiutarci a sistemare il bilancio”.

“I DUBBI SUL LASCITO FALCHI”

I conti delle farmacie non convincono proprio l’assessore a partire dalla gestione del lascito Falchi. “Il dottor Falchi lasciò al Comune 1,3 milioni di euro, un palazzo e una farmacia, beni che avevano un vincolo di destinazione per fini socio-assistenziali. E invece nel palazzo c’è la sede delle farmacie che prima pagavano l’affitto poi il contratto è scaduto, non è stato rinnovato e nessuno gli chiede ora di pagarlo. Perché?”. Per Dominici, dunque, sarebbero stati “utilizzati indebitamente i beni del Comune per finalità diverse da quelle pattuite” e “c’è anche un parere dell’avvocatura dello Stato che ce lo segnala e che mi costringerà a intervenire”. “Ho già chiesto informalmente spiegazioni all’amministratore unico dell’azienda Fausto Sciamanna, anche se so che è da poco che è lì, e gli ho fatto sapere che se il bilancio non mi piace io non lo approverò. Il nostro obiettivo è aumentare la redditività delle farmacie e non parlo di utili perché è vero che negli ultimi anni l’azienda ha chiuso il bilancio in positivo ma sarebbe già in rosso se avessero pagato l’affitto della sede. Non è possibile che una farmacia comunale abbia il doppio dei dipendenti di una privata e che siano tutti dirigenti. C’è qualcosa che non quadra”.

“Non sarà una cessione – prosegue – ma un trasferimento temporaneo perché non verranno messe sul mercato tutte le quote societarie ma una buona parte, nel bando che ci sarà affideremo la gestione per un periodo di venti anni con l’obiettivo che il soggetto individuato raggiunga gli obiettivi che ci siamo prefissi dopo di che, alla scadenza, potremmo valutare il da farsi”. Ma le farmacie di Terni sono appetibili sul mercato? “Secondo me sì – dice Dominici – ho visto situazioni simili a Rimini dove è arrivata una multinazionale e se le è comprate oppure ad Arezzo dove i farmacisti si sono consorziati e le hanno rilevate”.

“Non voglio fare lo sceriffo di Nottingham ma le regole vanno rispettate”

Insieme alle partecipate c’è anche da sistemare più complessivamente il bilancio benché la situazione ereditata dalla precedente amministrazione sarà gestita dai tre commissari dell’organo straordinario di liquidazione che ha ricevuto circa 900 richieste da parte dei creditori. E i cittadini sono preoccupati dall’ulteriore inasprimento della tassazione locale. “Non spetta a me – dice Dominici – e non voglio fare lo sceriffo di Nottingham. Il mio lavoro sarà ispirato solo dalla legalità, pagherà chi deve pagare. Perché qui se un professionista sbaglia a realizzare un ponte e lo fa più corto di 70 centimetri non si fa un’azione di responsabilità? Per fare questo lavoro non ci vuole tanto tempo, in sei mesi si può rimettere in carreggiata la città per tornare a investire soldi sulla manutenzione delle scuole, per rifare le strade, per rifare i lampioni. Il mio desiderio è anche quello di poter destinare incentivi economici al commercio e alla ristrutturazione degli edifici. Ho ereditato un bilancio con una perdita di 54 milioni di euro ma i soldi li trovo. Secondo i miei conti solo dalle partecipate si possono recuperare 9 milioni di euro“.

 

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