Terni – Federighi (Forza Italia): Sul crollo del Ponte Morandi la stessa attenzione che ci fu per le “olgettine” di Berlusconi

TERNI – Riceviamo e pubblichiamo una nota inviata dal capogruppo di Forza Italia al Comune di Terni, Raffaello Federighi che riprende un’inchiesta di qualche anno fa e che vuol dimostrare come, Autostrade, siano state da sempre oggetto di interessi “privati” – Torno a scrivere e prendo spunto dalla tragedia genovese, nella quale il ponte cosiddetto Morandi (dal nome del suo discusso progettista) è crollato, provocando decine di morti e ripercussioni economiche gravissime che si riverbereranno per molto tempo.

Nella cacofonia mediatica immediatamente successiva, abbiamo ascoltato di tutto, ma occorre puntualizzare alcuni fatti indiscutibili. Un ponte non crolla per fatalità, ma quasi sempre per fattore umano, come l’errata progettazione, l’omessa manutenzione o atti volontari (distruzione bellica, evento terroristico), peraltro un manufatto strategico è sotto osservazione di più enti, sia per preservarlo, sia per impedirne l’uso ad un eventuale nemico.

Il ponte in questione è frutto di idee ingegneristiche eccepite da tempo, la cui realizzazione ha provocato una travagliata costruzione che, negli anni, ha reso necessari ripetuti e complessi interventi; fatto non trascurabile, ci sono in Italia altri manufatti simili, con analoghe problematiche (vedi il ponte della Magliana a Roma).

Da più parti e insistentemente erano stati lanciati avvertimenti sulla precaria condizione strutturale del ponte Morandi, sulla sua pericolosità intrinseca e sulla necessità di interventi drastici e ovviamente costosi, previo un monitoraggio costante, attento e soprattutto indipendente dal gestore.

Dopo la tragedia, l’ennesima nel suo genere, poiché la cronaca ci dice che in Italia eventi di tale genere non sono fatti episodici, bensì si verificano con allarmante cadenza, abbiamo assistito, da parte delle autorità preposte, a comportamenti che sarebbero umoristici, al netto di una tragedia che, ovviamente, colpisce nel profondo, ognuno di noi.

Prima fra tutti la magistratura inquirente locale, la quale afferma che “per un fatto di tale gravità, le indagini non possono avere limiti di spesa”, ponendosi così al di fuori della realtà e del buonsenso, poiché essa è necessariamente inserita nei meccanismi complessivi di un sistema paese del quale fa parte, tacendo invece dei tempi necessari per tale indagine che, immaginiamo, non saranno brevi e difficilmente daranno conclusioni certe.

Ma fatto ancora più grave sono le dichiarazioni del Governo in carica, il quale, subito dopo la tragedia, con accertamenti neanche iniziati e con l’attività di soccorso in atto, si esibisce in uno sconcertante processo mediatico, nel quale afferma che il colpevole è il gestore e lo condanna, senza contraddittorio, in assenza di qualsiasi istruttoria, alla pena capitale, ovvero la revoca delle concessioni.

Stupisce che nella triade ci sia un professore in materie giuridiche, il quale sembra sconoscere addirittura la minimale grammatica del diritto, facendo finta di dimenticare che un eventuale provvedimento di revoca presuppone accertamenti e come ogni atto amministrativo è in astratto ricorribile ed annullabile, anche con una sospensiva cautelare, con conseguenti possibili costosissime penali, ove si accerti un iter revocatorio non supportato da motivazioni fondate e oggettive e se posto in essere in maniera incauta. Giova rammentare che il gestore in questione è quotato in borsa e fa parte di una complessa Holding, la cui capofila è una società domiciliata in Lussemburgo.

Dilettanti allo sbaraglio mascherati da ministri potrebbero provocare, oltre alla tragedia subita (assenza di controlli seri e indipendenti sull’intoccabile gestore), anche successivi costosissimi risarcimenti danni, che sarebbero pagati, come al solito, da Pantalone (tutti noi cittadini).

Fino a qui i fatti, tragici, assurdi, sintomo e simbolo di un paese allo sbando, di un paese che rimane il più bello del mondo, purtroppo in mano, da decenni, alla peggiore classe politica che si possa immaginare, prima che corrotta, incapace e palesemente inadeguata, perché priva dei requisiti minimali di competenza.

Tuttavia una tragedia, come quella recente di Genova, non è mai frutto del caso, bensì di una serie di avvenimenti che, per la loro complessità, vengono spesso ignorati dal pubblico, quello che dovrebbe esercitare la sovranità popolare, faro della nostra Costituzione.

Partiamo da una domanda apparentemente capziosa: perché un’attività che attualmente incassa circa sette miliardi di euro, con utili superiori al 16 % del fatturato, interamente di proprietà dello Stato, è stata ceduta a privati e perché i contratti relativi sono stati secretati, anche alle richieste dell’autorità preposta ai controlli? La storia che segue, sembra un film, ma la realtà, come spesso accade, è molto peggiore, sicuramente merita di essere conosciuta e valutata.

Siamo nel 1992, l’Italia si dibatte nell’ennesima crisi economica, ma è appetibile, per i depositi bancari dei suoi parsimoniosi cittadini e per i gioielli imprenditoriali ed economici di proprietà dello Stato, i cui governanti, allora come ora, erano deboli, inadeguati e acquisibili dal Cartello Finanziario Internazionale, che ci aveva messo gli occhi addosso.

Al largo di Civitavecchia, sullo yacht inglese Britannia, i massimi esponenti della finanza internazionale s’incontrano con gli infedeli servitori dello stato italiano, ai quali garantiranno carriere, onori e denaro a fiumi, in cambio della loro supina acquiescenza. Vogliono mettere le mani sulle nostre migliori banche ed aziende, ridisegnare l’assetto economico dell’Italia, depredarla per garantirsi introiti lucrosi, siamo alla pre globalizzazione e la cavia è il nostro paese, affidato a gente come Draghi, Prodi, Andreatta, Ciampi, Amato, D’Alema, Monti.

Quasi tutti affiliati a consorterie al di fuori e al di sopra dei sistemi giuridici nazionali, a logge di potere come il Club Bilderberg, la Commissione Trilaterale e altre organizzazioni elitarie del capitalismo speculativo anglosassone, il cui braccio operativo sarà la banca d’affari Goldman & Sachs, la quale favorirà le stupefacenti carriere di quei nomi, quasi tutti suoi ex dipendenti o consulenti.

Nel 1992 il sistema monetario italiano viene sottratto al controllo del Governo e messo nelle mani dei circoli finanziari internazionali, gli istituti di credito e gli enti pubblici vengono privatizzati, il Governo Italiano non determina più il costo del denaro all’emissione.

Contemporaneamente, viene firmato il Trattato di Maastricht e l’obbligo ai vincoli europei: un pugno di uomini, sempre quelli di cui sopra, svendono a privati stranieri tutta la sovranità nazionale. Mancavano le aziende di Stato, i nostri beni più appetibili, a quelle pensa prima Soros, che con una serie di assalti deprezza la lira di oltre il 30%, consentendo poi l’acquisto delle nostre imprese a prezzo di realizzo e infatti i predatori stranieri arrivano, portandoci via le nostre aziende statali strategiche.

La storia sarebbe lunga, ma viriamola nella prospettiva genovese; l’IRI (Istituto Ricostruzioni Industriali), tra le oltre mille imprese controllate, aveva “Autostrade per l’Italia” ed è stato gestito dal suo Presidente storico Romano Prodi (dal 1982 al 1989 e poi dal 1993 al 1994), lo stesso che divenne Ministro andreottiano, Presidente del Consiglio italiano e della Commissione Europea, continuerà il suo lavoro sciagurato di smembramento e cessione Massimo D’Alema, che nel 1999, cedette Autostrade per l’Italia e Autogrill alla famiglia Benetton. Tale operazione, spacciata per conveniente e/o necessaria, ha fatto perdere allo stato italiano miliardi di fatturato e il controllo di un asset strategico, oltre a rinunciare alla supervisione della sicurezza dei propri cittadini in viaggio, affidata a società il cui obiettivo è essenzialmente il reddito economico. Questione non da poco e opportunamente mimetizzata, è che nel 1999 il Presidente dell’IRI era tale Gian Maria Gros Pietro, lo stesso che nel 2001 partecipò alla riunione del Bilderbeg in Svezia, insieme a Draghi e Monti.

Tutti costoro furono premiati dal Cartello; Draghi divenne Governatore della Banca D’Italia e poi della BCE (Banca Centrale Europea), Monti fu nominato nella Commissione Europea e poi disastroso Presidente del Consiglio italiano, evitando il fastidio delle elezioni, complice Re Giorgio Napolitano. E il povero Gros Pietro? Bhe, per lui c’è il posto di Presidente di Atlantia, la società che controlla Autostrade per l’Italia… Quindi abbiamo un dipendente pubblico che prima cede ad un’azienda privata un bene dello Stato e poi diventa Presidente della società acquirente, Pensate che sia un caso fortuito? Allora non conoscete la lungimiranza del Cartello. Gros Pietro nel 1992 era Presidente della Commissione per le strategie industriali nelle privatizzazioni presso il Ministero dell’Industria (Ministro era Prodi), nel 1994 divenne membro della Commissione per le Privatizzazioni (istituita da Mario Daghi) e poi, come detto, Presidente dell’IRI stesso.

Alla valutazione dei lettori, alcuni dati finali: i bilanci di Autostrade per l’Italia sono, come noto, secretati, persino ai controlli pubblici, tuttavia, dal sito del Ministero dei Trasporti, nella relazione del 2017, apprendiamo una crescita vertiginosa del fatturato ed un calo pari al 20% degli investimenti. Ancora una perla, poiché i Ministeri preposti non avevano fondi da destinare agli interventi straordinari, per i noti vincoli di bilancio (imposti dalla Commissione Europea, a seguito dei Trattati di Maastricht e Lisbona, e dal pareggio di bilancio in Costituzione del 2011, tutta opera dei nomi sopra citati…), in cambio di rinnovi vantaggiosissimi e per lunghi periodi di tempo, il gestore Benetton (ma anche Gavio), si offre di farli a propria cura e spese (possiedono entrambi imprese di costruzioni), l’aumento di traffico sulla rete e i relativi aumenti di pedaggio, massimizzeranno l’investimento, interamente deducibile…

Mi fermo, perché chi legge o avrà crisi di emicrania o momenti di sconforto misto a rabbia, ma gli eventi descritti sono fatti storici, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, nella fattispecie un paese scientemente avviato a diventare quarto mondo, un popolo condannato alla povertà decretata dalla sciagurata globalizzazione perseguita dai circoli di potere extranazionale dei Soros & C., contrabbandata dai nostri governanti come l’unico felice futuro possibile. Ma la Magistratura? Spiacente, non pervenuta, non attivata, non interessata, non c’era mica di mezzo Berlusconi e le Olgettine, quelle sì che sono cose serie….

Raffaello Federighi