Terremoto, Liberati: «Soprintendenza dell’Umbria blocca la ricostruzione»

Il consigliere regionale del M5S chiede l’intervento del Governo: “la Soprintendenza continua a bocciare i progetti esecutivi. A rischio la rinascita dell’Appennino”

Di Andrea Liberati, capogruppo M5S – Regione Umbria

 

Si vuole davvero la ricostruzione?
Stando a quel che in Umbria fa la Soprintendenza A.B.A.P., sembrerebbe di no.

 

E’ infatti piuttosto grave la ripetuta bocciatura dei progetti esecutivi di ricostruzione da parte di chi, avendo un potere pressoché illimitato e incontrollato, respinge le proposte di ricostruzione pure su aspetti tecnici comunque pretesi dalle leggi odierne.
La Soprintendenza così perpetra un’offesa sistematica non solo contro il lavoro di validi professionisti, ma insulta soprattutto le popolazioni terremotate, appese al vaglio di chi ritiene di sapere inappellabilmente cosa sia il bello o il brutto, dopo aver lasciato costruire fino a oggi, qua e là, immobili, quelli sì, davvero ignobili –esempi non mancano di certo; dopo aver lasciato distruggere anche in Umbria innumerevoli opere d’arte, quelle sì, per mancata messa in sicurezza di depositi e chiese dopo l’agosto 2016; dopo aver lasciato depredare e distruggere monumenti sotto la tutela di Soprintendenze che, in decenni, non hanno controllato alcunché, rispondendo sempre di nulla, senza mai una mezza sanzione da parte di alcuna autorità. I nuovi intoccabili?
Si registrano frattanto pesantissime conseguenze economiche, aggiuntive rispetto a quanto già sofferto dagli sfollati, tra banche, burocrazie e lavoro che non c’è.

 

E’ dunque ora di finirla, è ora, anzi, di un nuovo inizio, volto all’autentica valorizzazione dei beni e del paesaggio: è pertanto nostra cura informare puntualmente il Governo su quanto sta avvenendo negli Uffici periferici del MIBACT in Umbria, considerando che chi pensa di difendere lo status quo sta solo congelando tutto, peggiorando la situazione, impedendo che gli edifici oggetto di riprogettazione rispettino le stesse leggi vigenti, ostacolando qualsiasi residua possibilità di rinascita dell’Appennino, delle sue bellezze, del suo patrimonio umano, artistico, culturale.