Suicidio giovane ricercatore. Aveva denunciato Unitus e Sapienza per concorsi truccati

Le parole del padre di Luigi Vecchione: “Lui è un martire della corruzione negli atenei

Alatri- La costituzione italiana nel suo ultimo post: articoli 1, 2 ,3 e 4. Quelli che fanno riferimento a lavoro, diritti inviolabili e dignità sociale. Tutte cose che a Luigi Vecchione, il quarantatreenne di Alatri   che si è tolto la vita, sono state negate. Dopo una laurea in ingegneria e tanti anni di studi, nel 2016 si era stanziato in un laboratorio dell‘Università della Tuscia.  Dopo il dottorato, arriva l’opportunità di diventare tecnico amministrativo di laboratorio tramite un concorso.”Ero l’unico senza protezioni alle spalle– ha detto l’ingegnere al suo avvocato, Angelo Testa -. Il vincitore era stato già scelto e così i tre posti alle sue spalle. Io sono arrivato a pari merito con il quarto, ma, più anziano, sono rimasto fuori dalla graduatoria. Solo io”
Già dopo l’esito di quel concorso, Vecchione si era rivolto all’Autorità nazionale anticorruzione, presentando alcune registrazioni audio come prova per avvalorare la sua tesi. “Oggetto – si legge nel documento -: Segnalazione di illeciti commessi nell’espletamento di procedure concorsuali presso l’università La Sapienza di Roma, nonché nell’ambito di progetti dell’università della Tuscia di Viterbo”. Ma nonostante gli inviti ad indagare presentati alle procure di Roma e Viterbo, l’inchiesta non era mai realmente partita. Il 31 agosto, il suo contratto alla Sapienza è terminato, ma l’ateneo ha deciso di non rinnovarlo (”Mi hanno allontanato perché hanno scoperto che li ho denunciati”ha riferito il 43enne davanti alle autorità).
Mercoledì, quattro ore prima di compiere l’estremo gesto, Vecchione era con il suo legale agli uffici della squadra mobile di Frosinone. Dopo aver raccontato per l’ultima volta la sua vicenda in questura, l’ingegnere è tornato a casa, ha lasciato un biglietto chiedendo ai suoi genitori di portare tutto al suo avvocato e si è tolto la vita.
Mamma, papà, scusatemi. Mi hanno trattato come un mafioso. Portate tutto all’avvocato Testa“, ha lasciato scritto.
Le parole del padre di Luigi Vecchione: “Lui è un martire della corruzione negli atenei”.