Dalla mafia russa ai traffici con i cartelli colombiani della droga, dopo 18 anni l’operazione Girasole “non sussiste”

Nel 2001 furono indagate 193 persone, 105 arrestate, 13 night sequestrati, effettuati scavi per cercare i corpi delle ragazze che non volevano prostituirsi. Oggi la sentenza di assoluzione della Corte d’assise di Perugia per 108 persone. Scagionato anche il titolare del night di Vitorchiano “la Villa” e quello di Vignanello ” Sweet Night”

PERUGIA – La mega inchiesta Girasole (1 e 2) e il relativo processo si chiudono con l’assoluzione per tutti gli imputati perché il “fatto non sussiste”.

Le manette scattarono nel 2001. Da quel momento una lunga pausa di silenzio per mettere insieme le carte (oltre 200 faldoni). Poi la procura perugina chiese il giudizio per 193 persone (gli arrestati erano 105, ma molti erano nel frattempo deceduti, altri ancora erano usciti nel corso dell’indagine e dell’udienza preliminare) poi scese a 108, accusate di traffico di droga, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Nel collegio difensivo gli avvocati Claudia Orsini, Pietro Gigliotti, Gianni Dionigi, Antonio Cozza, Francesco Falcinelli, Luca Maori, Aldo Poggioni, Cristina Zinci, Laura Modena, Luca Maori, Daniela Paccoi, Guido Rondoni, Francesco Blasi, Barbara Romoli, Donatella Panzarola, Christian Giorni, Lorena Chiacchierini, Patrizia Pugliese, Daniela Paccoi, Cristina Rastelli, Michele Nannarone, Angelo Lonero, Massimo Rossini, Claudio Arcaleni, Antonia Marucci, Valeriano Tascini, Andrea Bellachioma, Luciano Ghirga, Maria Bruna Pesci, David Zaganelli, Giovanni Spina, Sandro Picchiarelli, Giancarlo Viti, Elisa Peppucci, Guido Bacino e Gianni Zaganelli.

Cervello dell’organizzazione sarebbe stata la mafia russa che avrebbe contatti stretti con la camorra. L’operazione Girasole aveva portato all’arresto di due ex affiliati del clan di Cutolo poi transitati nella struttura dei Casalesi. La dinamica era quella collaudata nell’est europeo: finte agenzie di viaggio procuravano falsi visti di ingresso attraverso funzionari compiacenti nelle ambasciate e albergatori corrotti, per far entrare legalmente le persone nei paesi Schengen. Le giovani risultavano “ufficialmente” turiste, con tanto di biglietti di andata e ritorno e visti d’ingresso.

Le pagine più crude dei provvedimenti sono quelle in cui vengono descritte le torture a cui erano state sottoposte le ragazze convinte a lasciare il proprio paese con il miraggio di un posto di lavoro, anche la prostituzione, ma con guadagni che avrebbero consentito alle giovani di sfamare genitori, parenti, in alcuni casi figli.

La dinamica era quella collaudata nell’est europeo: finte agenzie di viaggio procuravano falsi visti di ingresso attraverso funzionari compiacenti nelle ambasciate e albergatori corrotti, per far entrare legalmente le persone nei paesi Schengen. Le giovani risultavano “ufficialmente” turiste, con tanto di biglietti di andata e ritorno e visti d’ingresso. L’operazione aveva portato alla chiusura di nove night club in Umbria e nel Lazio e quattro alberghi. Secondo l’accusa, i proprietari degli alberghi attestavano che le ragazze erano ospiti delle strutture, ma, quando era necessario, insospettabili docenti certificavano la frequentazione di corsi universitari.

La droga, invece, veniva importata con modalità particolari. I corrieri, spesso donne straniere, alla scadenza del permesso di soggiorno di 90 giorni tornavano in Colombia, si rifornivano di cocaina, almeno 300 grammi a testa, poi rientravano in Italia nascondendo la droga nelle parti intime o ingerendola sotto forma di ovuli.

Nel procedimento era entrata di prepotenza anche la figura di Viktor Lala, accusato dell’omicidio di Tania Bogus, schiava-bambina, rapita a 17 anni per finire sul marciapiede in Umbria. Uccisa a martellate dal suo sfruttatore e da un complice, in una notte d’estate nel luglio del 2000 perché non voleva prostituirsi, anche lei al “Faro Rosso”. Tredici, fra nightclub e alberghi, erano finiti sotto sequestro: “Papillon” a Gualdo Tadino; “Marlen” e “Country Top Club” a Città di Castello; “Il Capriccio” a Umbertide; “Faro Rosso” a Spoleto; “Il Principe” a Campello sul Clitunno (Pg); “Sweet Night” a Vignanello (Viterbo); hotel “Annabella” a Rimini; “La Villa” a Vitorchiano (Vt); “Lutring” e “Circolo Bella Donna” a Latina; “Cristal” a Perugia; hotel “Capri” a Roma.

La Procura di Perugia aveva anche scavato nei pressi di alcuni night alla ricerca dei corpi delle ragazze che non si volevano prostituire, senza trovare alcunché.

Gli anni trascorsi, l’incombente prescrizione, gli stralci, hanno portato alla conclusione odierna.