Tarquinia – Al coro dei “NO!” al TMV a Pian d’Organo mancano due voci. Panunzi e Troncarelli se ci siete battete un colpo

L’assessora e il “ras” dei Cimini non hanno ancora espresso una posizione al gigantesco termovalorizzatore che vogliono realizzare a confine con Civitavecchia

TARQUINIA – Dopo la netta e ferma decisione espressa dal sindaco di Tarquinia, Alessandro Giulivi, di non volere, costi quel che costi, un termovalorizzatore a Tarquinia, tante sono state le autorevoli voci che si sono schierate con il sindaco leghista. Adesioni al NO da parte dei senatori Fusco e Astorre; degli onorevoli Rotelli e Grande; dei consiglieri regionali Tidei, De Paolis e…

Prima di elencare anche tutti gli altri sindaci (di Civitavecchia e di tutto il comprensorio) e movimenti che hanno dato la loro adesione e sostegno al NO! da imporre alla Regione Lazio per la realizzazione del progetto presentato dalla A2A Ambiente e dalla A2A Energia, ci siamo accorti che mancano due nomi molto importanti per il territorio.

Parliamo dell’assessora Alessandra Troncarelli e quella del suo mentore, nonché “ras” dei Cimini e “padrone” del Pd provinciale, Enrico Panunzi.

Niente. Non sappiamo cosa ne pensino. Se sono favorevoli alla costruzione del “mostro” oppure no.

Un assessore importante che, proprio oggi, fa sapere che ha destinato 39 milioni di euro in aiuto alle Rsa regionali.

Lui, Enrico Panunzi, dovrebbe essere sensibile ad un argomento come questo. Chi lo conosce bene sa anche perché!

Del segretario tutto affari Nicola Zingaretti non ci meraviglia il silenzio. Lui sicuramente da queste iniziative ci guadagna sempre, in popolarità ovviamente (che avevate capito).

Così come non ci meravigliamo del silenzio di un personaggio oscuro, quanto ambiguo, come l’assessore alla sanità Alessio D’Amato. Del resto tra i finanziamenti alla Fondazione Italia-Amazzonia e chi più ne ha ne metta, non può certo interessarsi alla sanità regionale.

Già, quella sanità regionale che, grazie a lui e Zingaretti, è la peggiore in Italia.

Dunque, ricapitolando, una domanda secca all’assessora Alessandra Troncarelli e al politico, nonché consigliere regionale, Enrico Panunzi che, non dimentichiamo e anzi ricordiamo, è anche vice presidente della X Commissione (urbanistica, politiche abitative e RIFIUTI):

Siete favorevoli o contrari alla realizzazione del termovalorizzatore a Tarquinia?

Semplice no! 

L’impianto, realizzabile in 4 anni (49 mesi) sarà dotato di due linee di combustione su un’area di 118.000 metri quadrati e potrà bruciare fino a 481.000 tonnellate l’anno. Il terreno prescelto si trova a Tarquinia, comune costiero in provincia di Viterbo, ma alcune parti sconfinano anche nel comune di Civitavecchia, in provincia di Roma. Tecnicamente, dunque, dovrebbe andare a servire proprio la provincia etrusca, che al momento conferisce i propri rifiuti indifferenziati fuori regione, in provincia di Lucca e Terni e in Lombardia.

La A2a Spa, la cui maggioranza è detenuta dai comuni di Milano e Brescia, ha depositato il 5 giugno scorso una richiesta di valutazione impatto ambientale in Regione Lazio. L’impianto ha una capacità di combustione pari a quasi mezzo milione di tonnellate annue e dovrebbe sorgere sul litorale a nord di Roma, nella provincia di Viterbo. Sul modello danese, i proponenti vorrebbero realizzarvi un “percorso visitatori” e un “belvedere naturale” con “attività ludiche opportunamente gestite”.

Un inceneritore da quasi mezzo milione di tonnellate annue sul litorale a nord di Roma, sul cui camino si potrà praticare arrampicata sportiva.

L’impianto dovrà ora essere sottoposto alla procedura di assegnazione dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), attraverso la convocazione di una conferenza dei servizi che l’Ente regionale non ha ancora disposto. Ma come sta accadendo con la proposta di discarica a Pian dell’Olmo, frazione all’estremo nord del Comune di Roma, saranno i tecnici a valutare tutte le fattispecie e, eventualmente, ad autorizzarne la realizzazione.

Ma come emerge dal piano rifiuti approvato nei giorni scorsi dal Consiglio regionale del Lazio, il locale tmb Ecologia Viterbo tratta appena 106.000 tonnellate, che diventano al massimo 170.000 se si somma anche l’indifferenziato prodotto dalla provincia di Rieti, meno della metà della capacità del nuovo impianto. Nulla esclude dunque – come avviene per l’inceneritore di San Vittore, in provincia di Frosinone – che possa essere utilizzato anche in sostegno degli scarti prodotti dalla città di Roma, da tempo in difficoltà.