Regione Lazio, conclusa la seduta straordinaria del consiglio sui rifiuti

Una nuova serie di interventi dei consiglieri, la replica dell’assessore Valeriani e, in conclusione di seduta, l’approvazione di otto ordini del giorno su temi connessi

ROMA – Terminato oggi il Consiglio straordinario sull’emergenza rifiuti iniziato la scorsa settimana alla Pisana: in molti degli interventi, con i quali è proseguito il dibattito, largo spazio è stato dato dai consiglieri all’arrivo a sorpresa, subito prima dell’inizio della seduta, del sindaco di Roma, Virginia Raggi, davanti alla sede del Consiglio, in compagnia dei presidenti dei Municipi di Roma capitale a guida M5s.

Prima ad intervenire, Chiara Colosimo (FdI), secondo la quale “tutti noi abbiamo sotto gli occhi la situazione di Roma. Quello che non si sa, ma che emerge chiaramente è che qualcuno vuol far fallire Ama.

La partecipata ha meno di 4mila operatori su strada che dovrebbero pulire altre 3mila chilometri di strada. Chi oggi governa la città ha evocato la pulizia morale, ma a questa non segue quella fisica. Il danno prodotto alla Capitale d’Italia dai cumuli di rifiuti è incalcolabile.

Cosa proponiamo?

Togliere dalla strada i cassonetti, moltiplicare i cestini, generalizzare il porta a porta. In maniera da togliere ogni alibi. Chiediamo l’istituzione di centri di raccolta fissi e mobili periodici, introdurre il vuoto a rendere, laboratori per il riuso, riduzione degli imballaggi, attività di educazione ambientale ovunque, potenziare gli impianti esistenti, a partire dal raddoppio dell’impianto di compostaggio di Maccarese. Introduciamo davvero la tariffa puntuale, da subito. Si può fare in tempi rapidi.  Fermiamoci tutti, smettiamola con il gioco del rimpallo”, ha concluso la consigliera.

Per Sergio Pirozzi (Pirozzi Presidente), “è giusto che si faccia un po’ di chiarezza. La prima responsabilità è quella di non decidere. Chi non decide sbaglia a prescindere. Nel programma elettorale di Zingaretti del 2013 si parlava della necessità di rivedere il piano rifiuti Polverini, definito confuso e inadeguato. Siamo al 2019 e il nuovo piano non è stato ancora fatto. Venendo alla situazione attuale ho una domanda: l’indicazione dei siti per gli impianti da parte di Roma Capitale c’è o no? La verità è che ci si è limitati a chiudere Malagrotta, senza fare niente altro. Le colpe sono della politica che non ha deciso. I programmi elettorali vanno rispettati. E’ chiaro che la Tari a Roma è la più alta d’Italia: portiamo i rifiuti fuori, costa di più. Chi ha deciso che la maggior parte dei dipendenti dell’Ama stia in ufficio: la responsabilità è sempre della politica e bisogna dirlo. Incominciamo a ragionare in un’ottica diversa. E’ giusto che chi produce i rifiuti li smaltisca anche. E’ giusto dire che va introdotta la tariffa puntuale. Ma serve una vera e propria rivoluzione. Il Consiglio deve approvare il nuovo piano rifiuti, la politica deve decidere”.

A seguire, è intervenuto Marco Cacciatore (M5s), secondo cui “la Regione Lazio è al 43, 45 per cento di raccolta differenziata. C’è stata una crescita, che ha rallentato nei ultimi 3 anni. Con la chiusura di Colleferro, dove portiamo i rifiuti? Veniamo al piano rifiuti. A oggi è stato adottato? Il 20 di questo mese si è chiusa la procedura di valutazione. Attendiamo che arrivi in commissione. Nel piano ci sono alcune forzature. Chi individua le aree? Le Città metropolitane e le Province. L’unica che ha approvato i provvedimenti necessari è quella di Latina, che indica una quantità enorme di aree idonee, senza la sintesi necessaria.  Cosa riusciremo a ottenere quando sarà approvato il piano rifiuti regionale, un piano che non condivido perché ha troppe zone grigie? Avremo i cosiddetti scenari di controllo e quindi i fabbisogni di impianti. Come si riduce l’indifferenziato? Separando l’indifferenziato dall’organico. Sulle discariche il discorso è diverso: ogni territorio si deve prendere le sue responsabilità, gli Ambiti devono essere tassativi”, ha concluso Cacciatore.

Dopo di lui, è intervenuto Giancarlo Righini (FdI), per il quale “nella sua duplice veste di sindaco di Roma e sindaco della Città metropolitana, sono enormi le responsabilità di Virginia Raggi. Vogliamo risposte precise: le competenze sono chiare, la Città metropolitana deve individuare le aree idonee alla collocazione degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti. Cosa è stato fatto in questi quattro anni di presidenza della Città metropolitana da parte della Raggi? Nulla. Cosa ha fatto nella sua veste di sindaco? Nulla. E’ evidente la sua totale inadeguatezza e incompetenza. Vogliamo sapere dove finiranno le 1.150 tonnellate di rifiuti che ogni giorno vengono portate a Colleferro dopo la chiusura della discarica, il 31 dicembre. La Raggi evidentemente non lo sa. Il piano regionale dei rifiuti esiste, quello che dobbiamo approvare è un semplice aggiornamento, qualcuno lo dica alla sindaca Raggi.  Gli altri sindaci del Lazio sono stufi di dover risolvere i problemi di Roma. Governare significa decidere: la sindaco decida oppure si dimetta”, ha detto infine Righini.

L’intervento successivo è stato quello di Marietta Tidei (Gruppo Misto), che ha detto che “di fronte alla buffonata organizzata stamani dalla sindaca Raggi, che più che protestare contro la Regione dovrebbe protestare contro se stessa, qualcosa va detto. La sua incapacità è un’offesa permanente alle istituzioni. Non siamo qui solo per approvare qualche ordine del giorno, ma per avere soluzioni. Roma produce un milione e settecentomila tonnellate di rifiuti ogni anno, neanche un chilo viene smaltito nel territorio della Capitale. L’ordinanza, che denota per altro sciatteria, che prevede di smaltire mille tonnellate al giorno a Civitavecchia, è un’altra offesa ai cittadini del Lazio. Ci sono territori che fanno la loro parte. La Regione, anche con l’ordinanza di luglio, ha tutelato la Capitale e la sua immagine. Ma l’eccezionalità di Roma non può passare sulla testa di tutti. Ora bisogna mettere su un binario speciale il piano regionale rifiuti e approvarlo rapidamente, perché è uno strumento che serve al Lazio. Ma non basta: la Regione deve fare qualcosa per ovviare all’incapacità manifesta della Raggi, arrivando se necessario al commissariamento”.

Per Stefano Parisi (Lazio 2018), “è imbarazzante che il sindaco della Capitale sia venuto a fare propaganda davanti alla sede del Consiglio. Semmai doveva chiedere di essere ascoltata da quest’Aula. La base della scelta del Piano rifiuti che presto discuteremo ha un presupposto sbagliato: parlare di riduzione dei rifiuti quando nell’ultimo anno sono in aumento non è credibile. L’obiettivo dell’80 per cento di raccolta di differenziata non è raggiungibile. Dobbiamo partire dalle indicazioni dell’Unione europea: 65 per cento di differenziata, 10 per cento in discarica, 25 per cento alla termovalorizzazione. Non è vero che la Commissione europea prevede il decommissioning per i termovalorizzatori, ma solo per gli impianti obsoleti. E’ palese l’incapacità di governare Roma e il Lazio”.

Subito dopo, Emiliano Minnucci (Pd) ha affermato che “la sindaca di Roma, oggi, ci ha offerto uno spettacolo indecoroso, fa uno show invece di partecipare alle sedute del Consiglio capitolino e della Città metropolitana. A quanto si legge sui giornali, l’accordo raggiunto fra Regione e Comune nella serata di ieri è stato smontato dalla sindaca, che dimostra ancora una volta la sua incapacità di scegliere. Basta leggere gli atti della commissione di indagine sull’Ama per avere una prova evidente di questo. E’ intollerabile che si cerchi ancora una volta di portare i rifiuti fuori dal Raccordo anulare. Non si tratta di tutelare le proprie aree di insediamento politico. Ci sono competenze che devono essere ristabilite. Il fatto che Roma debba essere autonoma e autosufficiente sia per gli impianti di smaltimento che per quelli di trattamento. Nel Piano rifiuti che discuteremo nelle prossime settimane c’è scritto chiaramente. Basta con gli spot della sindaca. La Regione sta procedendo con la pianificazione, il presidente Zingaretti ha lavorato per sostenere Roma, anche nel rapporto con altre Province e con le altre Regioni.  E’ disonesto intellettualmente non riconoscere le diverse responsabilità. C’è chi lavora per trovare soluzioni e chi, invece, come Penelope di notte disfa la tela e ci fa cominciare da capo”.

Secondo Eleonora Mattia (Pd), “la sindaca Raggi stamani ha cercato di contrapporre i cittadini di Roma ai cittadini del resto del Lazio. E’ una vergogna. La discarica di Colleferro chiuderà fra 33 giorni. Il termine del 31 dicembre del 2019 non è più prorogabile. Da 14 mesi Roma conferisce a Colle Fagiolara oltre mille tonnellate di rifiuti. Anche i due termovalorizzatori sono stati dismessi perché obsoleti, in quei terreni sono stati seppelliti rifiuti tossici e vanno bonificati. Colleferro è la città più inquinata del Lazio, non può essere più la pattumiera del Lazio. Non si deve più morire di cancro in quelle zone. Il Piano di gestione dei rifiuti è chiaro e indica gli obiettivi da raggiungere. Ben venga il sub ambito di Roma, i rifiuti della Capitale non possono continuare a essere smaltiti fuori dal suo territorio”.

Per Francesca De Vito (M5s), “Roma ha avuto vent’anni di centrosinistra, cinque di Alemanno, e la Raggi che governa da 3 anni sarebbe manifestamente incapace? E’ venuta qui, con i presidente dei Municipi, per difendere il suo territorio, non per fare passerella, da un piano che nella nostra Regione manca da sette anni. E che dire di Salvini che è andato a fare passerella a Civitavecchia parlando di inceneritori. E di Zingaretti che manca da mesi in Consiglio regionale? La sua attenzione è evidentemente altrove. Il piano rifiuti del 2012 è rimasto largamente inattuato è abbiamo addirittura una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea. Da sette anni i cittadini del Lazio aspettano quello nuovo. Saranno anche manifestamente capaci, ma stiamo ancora aspettando. E’ stato giusto chiudere Malagrotta, è giusto chiudere Colleferro, anche se ci sarebbe un contratto fino al 2022. I cittadini hanno diritto di sapere la verità: Roma deve pensare alla raccolta, i privati hanno l’obbligo di costruire gli impianti nelle aree individuate da quel piano rifiuti della Regione che ancora non c’è. Ognuno faccia la sua parte con serietà e correttezza”.

“Un sindaco non dovrebbe avere questo atteggiamento” secondo Michela Califano del Pd, riferendosi alla comparsa di Virginia Raggi in mattinata davanti alla sede della Pisana. “Ognuno ha il suo pezzo di responsabilità politica” sulla questione dei rifiuti ma tutti i territori della regione “hanno dato”, secondo la consigliera. Inaccettabile pare specialmente alla consigliera il ragionamento del sindaco secondo cui i piccoli centri dovrebbero assumersi l’onere di ospitare le discariche per il fatto che hanno meno abitanti di Roma, quindi ne risentirebbero di meno. Replica poi a Colosimo sul sito di Maccarese, ricordando come si trovi in piena riserva naturale e conclude con un richiamo generale alla responsabilità, perché “bisogna venirne fuori insieme”.

“Fuori luogo” secondo Silvia Blasi del Movimento 5 stelle è usare le accuse di incapacità nei confronti di esponenti delle istituzioni a proposito della soluzione di problemi che presuppongono scelte squisitamente politiche. Il piano rifiuti deve dire “dove come e quando gli impianti nel Lazio vanno fatti”, secondo Blasi. “La maggioranza deve esprimere le proprie scelte in questo piano” ed è anche “bene che sia aggiornato ogni 6 anni”, secondo Blasi, che poi punta il dito anche sulle contraddizioni del centro destra su questi temi. Altro aspetto che il piano deve chiarire è quello dei rifiuti organici, secondo la consigliera. Particolarmente critica è la situazione di Viterbo, a suo avviso, dove si smaltiscono anche rifiuti della provincia di Roma. Necessaria una “sintesi” rispetto alle rivendicazioni puramente territoriali, a parere della consigliera, che ritiene che ognuno avrebbe potuto conferire, volendo, con la sindaca Raggi stamattina.

Tremila tonnellate di indifferenziato al giorno, quante sono quelle prodotto dalla capitale, sono una cifra “astronomica” secondo Massimiliano Maselli, che si augura che il piano arrivi “al più presto”, ma comunque fino a che non arriva è in vigore il precedente. Molto critico anche Maselli sulla presenza del sindaco Raggi davanti al Consiglio stamane, iniziativa “ad effetto”, a suo avviso. “Drammatica” anche la situazione della raccolta differenziata a Roma, per Maselli, anche perché “alla raccolta deve seguire una produzione”. Gli ambiti territoriali devono essere individuati “uno per provincia, e per Roma anche un sottoambito”. “Subdolo” voler individuare delle contraddizioni nel centro destra, definisce in conclusione Maselli, che annuncia due ordini del giorno da parte di Fratelli d’Italia, uno dei quali chiede il commissariamento di Roma, “un atto realistico”, a suo avviso.

“Rispetto per le autorità” chiede Valentina Corrado del M5s, e in particolare per il sindaco Raggi; il fallimento della programmazione regionale è al centro dell’attenzione di Bruxelles, per la consigliera, che ha invitato tutti i consiglieri a leggere gli atti sulla vicenda di Ama depositati dall’assessore capitolino Lemmetti. “Non basta chiudere le discariche senza aver individuato le alternative”, ha proseguito Corrado; il piano nuovo “nascerà già viziato”, secondo la consigliera, perché ci sono carenze sull’impiantistica. Comunque “Roma farà la sua parte”, nell’ambito del piano che la Regione formulerà, ha concluso.

Gli obiettivi posti dal nuovo piano per la differenziata non sono realistici, secondo Angelo Orlando Tripodi della Lega, stando alle percentuali di aumento attuali, dell’1 per cento l’anno. “A Roma, anzi, è addirittura in diminuzione”, ha aggiunto il consigliere. “Chiudere il ciclo dei rifiuti nelle province, attraverso i termovalorizzatori di nuova generazione”, la posizione della Lega secondo Tripodi, che ha ricordato i casi aperti nella provincia di Latina e in particolare Borgo Montello, il più delicato. “Cosa accadrà il 31 dicembre, con la chiusura dell’impianto di Colleferro?”, è la domanda che si pone Tripodi. “Non c’è un’idea chiara di quello che si vuole fare”, a suo avviso.

Dopo una lunga serie di interventi sull’ordine dei lavori, che ha visto richieste di sospensione (Aurigemma e Ciacciarelli), ma anche di ascoltare Raggi (Corrado e De Vito, ma per Righini e De Paolis la sindaca dovrebbe dapprima presiedere le assemblee di sua competenza), richiesta respinta dal vicepresidente della Regione Daniele Leodori, secondo cui Raggi ha avuto l’occasione di intervenire in una serie di commissioni, puntualmente disertate, gli interventi nel merito sono ripresi con Davide Barillari del M5s.

A suo avviso, la gente vuole sapere anche, da questa seduta, “perché si sia arrivati a questa emergenza”: il Lazio sta aspettando il nuovo piano rifiuti da sei anni, durante i quali si poteva “dare una alternativa a Malagrotta”, ad esempio, o fare molte altre cose; “Roma avrà le sue responsabilità, ma non si è parlato di cosa ha fatto, o meglio non ha fatto, la Regione, in questi anni”, ha proseguito Barillari, che ha detto di pensare che piuttosto si sarebbe dovuto parlare, oggi, della lettera di richiamo europea. Oppure della capacità di Arpa di fare i controlli, o del registro tumori, o ancora della valle del Sacco si sarebbe dovuto parlare secondo il consigliere.

Il richiamo ai differenti ruoli dei diversi soggetti istituzionali è stato l’oggetto dell’intervento di Eugenio Patanè del Pd: in particolare, l’indicazione da parte della città metropolitana dei siti è arrivata solo a dicembre 2018, ha ricordato il consigliere, con un ritardo di due anni dall’insediamento della sindaca.

Quest’ultima “doveva rispettare le istituzioni quando è stata chiamata”, in particolare nelle varie sedute di commissione “alle quali non si è mai presentata”, ha proseguito Patanè. “Roma ha la maggior parte della produzione dei rifiuti ma non li smaltisce al suo interno”, questo il problema per il consigliere, mentre “Ama non approva i propri bilanci per pochi milioni di euro”. L’utilizzo dei poteri sostitutivi è stato chiesto da Patanè, in conclusione, all’assessore Valeriani. Nella sua replica, proprio quest’ultimo ha parlato di un “capovolgimento dell’ordine dei fattori”: il problema sono i rifiuti, non gli impianti, e in particolare “le tremila tonnellate al giorno prodotte da Roma”. Il ciclo dei rifiuti “è una competenza del comune”, fino a che le norme sono quelle attuali, ha detto Valeriani. Per quanto riguarda il piano, “la procedura è completata e la prossima settimana arriverà in Consiglio: più raccolta differenziata, cambi di tecnologia degli impianti, procedure virtuose sono i suoi contenuti”, ha continuato l’assessore, che si attende un dibattito costruttivo e puntuale in consiglio. Un problema in più rispetto alla scorsa estate, quando si è avuto l’intervento regionale, esiste ora, secondo Valeriani: “ogni ambito deve essere autonomo, ormai”. “Non lasceremo Roma cadere nel caos”, è stata la conclusione di Valeriani, che ha annunciato così l’intenzione della Regione di esercitare i propri poteri, dal momento che l’accordo in tre punti, che sembrava fosse stato trovato, è poi saltato.

 

La seduta è stata quindi sospesa per poi affrontare, alla ripresa pomeridiana, gli ordini del giorno presentati in aula dai consiglieri: ne sono stati approvati otto, su un totale di nove presentati.