Ferrovia Roma Nord. “Vogliamo il risarcimento danni”

La Ferrovia Roma Nord è la ferrovia dello sperpero, una ferrovia disastrata, abbandonata, dimenticata da tutti

di Gianfranco Lelmi

Negli anni 50 si erano inventati il trasporto dei defunti in treno. Cioè i deceduti compivano l’ultimo viaggio dall’Acqua Acetosa fino al Cimitero di Prima Porta sulla ferrovia. A Prima Porta, fu creata una deviazione con tanto di binario, linea di contatto con i rispettivi pali. Il terrapieno ancora oggi è visibile. Poi come se l’opera non fosse costata niente, appena terminata, fu smantellata.

Poi fu creata la stazione di Piazza Euclide, dopo ben undici anni di lavori. La lentezza e lo sperpero oramai erano di casa. Il piazzale antistante la stazione di Piazzale Flaminio fu teatro di uno sperpero inaudito. I tram venivano fatti attestare davanti alla stazione. Fu un lavoro di alta ingegneria poiché furono creati con i binari curve con raggio strettissimo, la linea aerea veniva sostenuta da pali particolari. Terminata l’opera, fu subito smantellata. Cosa simile accadde quando il capolinea dei tram fu spostato da Piazzale Flaminio a via Flaminia.

Non successe nulla ai responsabili di queste prove tecniche costate ai contribuenti, decine di milioni.

Poi il resto della storia, i pendolari la conoscono bene. Dopo l’anno 2010 fu l’inizio della fine. Infinite soppressioni, un lento, silenzioso ed inesorabile smantellamento della ferrovia. Alla stazione di Viterbo si utilizza da anni un solo binario perché una pensilina è pericolante, la mensa dei ferrovieri, dopo una forte tempesta meteo è inutilizzabile. Cosa grave, Civita Castellana è stata privata della sua stazione, dove transitavano e partivano i treni per Viterbo.

Ora il viaggiatore è costretto ad effettuare tre chilometri per raggiungere Catalano, ove vengono attestati i treni per Viterbo. Stesso problema esiste per chi viene da Viterbo.

Sembra un piano diabolico per far dimenticare ad ogni costo questa ferrovia. La scusante di questo spostamento sono le sbarre del passaggio a livello che quando entrano in funzione per il transito di un treno, impiegano due minuti.

A Catalano, come dicono alcuni viaggiatori si rischia spesso la pelle. Ci sono frequenti treni in manovra ed attraversare i binari è tremendamente pericoloso. Per chiudere i numerosi passaggi a raso posti lungo la Falerina, si sono spesi nove milioni di euro, realizzando cavalcavia e sottopassi, eppure il più pericoloso passaggio a livello incustodito esistente a Catalano è rimasto come era.

Gli abitanti del posto, ogni giorno rischiano la propria vita. Le storie da raccontare sono tante, quello che è certo, che l’inerzia, dovuta spesso a imperizia, imprudenza o negligenza ha creato e crea continui disagi ai pendolari, agli abitanti ubicati lungo la ferrovia, ai paesi che vengono toccati dal treno. Viterbo comincia ad avere parecchi negozi chiusi, Soriano al Cimino, Vignanello, risentono della perdita della ferrovia oramai inutilizzabile. Non esiste più la fidelizzazione della clientela, quei pochi treni che ancora camminano sono mezzi vuoti. I vandali approfittano di questa situazione per distruggere intere vetture. Gli orari dei treni vengono cambiati in continuazione, viaggiare sta diventando impossibile anche con gli autobus sostitutivi. Di questo caos ne stanno risentendo gli alunni delle scuole di Viterbo, Vignanello, Bagnoregio. Eppure il treno, quando funzionava, con 2 ore e 35 minuti, con l’esistenza di circa 102 passaggi a livello, era utile poiché impiegava a volte meno della Ferrovia Roma Capranica Viterbo. I

paesi posti lungo la ferrovia sono responsabili dei numerosi attraversamenti posti lungo i binari. Nessuno ha obbligato i palazzinari ad edificare sottopassi e sovrappassi.

Il risentimento dei pendolari cresce, nonostante alcune testate giornalistiche cerchino di decantare l’arrivo di centinaia di milioni per la ferrovia. Esaminando con attenzione il Piano Regionale di Intervento chiamato anche crono programma dei lavori, risulta che dei 358 milioni di euro di investimenti, dieci milioni sono destinati al deposito di Acqua Acetosa.

Eppure osservano alcuni pendolari, le grandiose officine di Catalano necessiterebbero di numerosi interventi, perché abbandonale?

Appare evidente secondo molti, che l’obiettivo è la soppressione della tratta extra-urbana. La via crucis per gli abitanti di Roma nord sta cominciando ad evidenziarsi. Alla manifestazione di Piazza del Popolo, i numerosi partecipanti hanno evidenziato la loro esasperazione. Se i soldi ci sono, dicono, perché aspettare la fine del 2019 per la nuova stazione di piazzale Flaminio? Quante volte questo cantiere è stato aperto e richiuso? Perché si aspetta il fine anno per il raddoppio Riano – Morlupo e si ricorre alla predisposizione del raddoppio per la tratta Montebello Riano? Non sarebbe positivo lasciare anche un solo binario che permetterebbe cadenzamenti ogni 20 minuti? Si risparmierebbero tantissimi soldi, inoltre l’installazione dello SCMT e di passaggi a livello di nuova generazione che bloccano il treno in presenza di ostacoli, permetterebbero il funzionamento della ferrovia senza interruzioni. In Lombardia, TRENORD ha fatto viaggiare gli utenti in via continuativa, pur facendo i lavori necessari.

Le stazioni vanno lasciate al centro dei paesi, non spostate in luoghi isolati, per costituire cattedrali nel deserto.

Ciò scoraggia gli utenti. Le promesse sono state e sono infinite. Ecco riportate le parole di un manifestante esasperato di Piazza del Popolo del giorno 16 novembre 2019: “Io ho partecipato a tre riunioni (57.53), Alessandri ci ha detto che i lavori a Flaminio sarebbero iniziati a giugno e sarebbero durati otto mesi. Oggi (ndr 16 novembre 2019) scopriamo che i lavori iniziano a dicembre e durano sei mesi. Credo che sia l’unico episodio in Italia in cui i cantieri iniziano prima e durano meno. E voi venite qui a proporci l’inferno, allora sapete cosa vi dico io, che a questi pendolari che sono qui in piazza, chiedo che siamo noi a rendervi la vita un’inferno. Voi dovete garantire il servizio”.

La Regione, presente a Piazza del Popolo il 16 novembre 2019, ha riconosciuto in parte le sue colpe e quindi l’inerzia per non aver capito dopo l’incidente di Andria, la portata delle disposizioni ANFS (52.15). Difatti il 14 ottobre 2019 la chiusura della linea sembrava quasi scontata per colpa di gravi omissioni.

La mancanza di pubblicazione di notizie, il pericolo della chiusura della ferrovia per tre anni a causa dei lavori, sono possibilità incombenti. Centocinquantuno treni soppressi in poco più di un mese, dal 17 settembre al 25 ottobre 2019, ha comportato la cancellazione di cinque treni al giorno.

Mentre il RDL n. 1949 del 11.10.1934 convertito in legge n. 911/1935 circoscriveva le ipotesi di risarcimento per il viaggiatore e le limitava al solo rimborso del biglietto, Oggi trova applicazione il regime di responsabilità contrattuale. Esibendo le prove dell’inadempimento o dell’inesatto adempimento, il pendolare potrà ottenere la condanna del vettore, al risarcimento dei danni patrimoniali conseguenti alla condotta inadempiente (in termini di danno emergente e di lucro cessante). E’ il vettore che deve fornire la prova della non imputabilità dell’inadempimento, che potrebbe comprendere anche il caso fortuito.

L’art. 17 del regolamento CE n. 1371/2007 evidenzia che il trasporto ferroviario va a vantaggio di tutti i cittadini, pertanto le persone con disabilità o con mobilità ridotta hanno diritto al pari di tutti i cittadini alla libera circolazione e non alla discriminazione.

In base all’art. 17 del Regolamento CE nr. 1371/2007 è importante tutelare i diritti dei passeggeri. Il pendolare è un utente particolare dei servizi ferroviari che maggiormente subisce dei disservizi cronici e ne risente maggiormente rispetto al viaggiatore occasionale. In base alla legge 4.4.1935 nr. 911, il vettore ha dovuto risarcire un pendolare per il danno non patrimoniale provocato. L’attore ha dovuto fornire prova adeguata del danno subito e dei disservizi che quotidianamente ha subito. Ovviamente in caso di giudizio, l’attore riceve la rifusione delle spese di giudizio. Le sanzioni al vettore in merito al risarcimento alla persona danneggiata dovrebbero essere efficaci, proporzionate e dissuasive.

L’aver distrutto una ferrovia per incuria (imperizia, imprudenza, negligenza), comporta anche una manifestazione di colpa a carattere penale. In base all’art. 43 cp, i morti che si sono succeduti per l’omessa sistemazione dei passaggi a livello con sbarre, implica comunque l’inosservanza di regole cautelari atte a prevenire eventuali incidenti. In base all’art. 110 del cp, quando più persone concorrono nel medesimo reato, “ciascuna” di esse soggiace alla pena per questo stabilita.

In merito ai disservizi, la Class Action nei confronti del vettore inadempiente viene conferita con mandato ad uno o più legali, compresa l’azione penale, presso le competenti sedi. La spesa per un numero adeguato di ricorrenti, spesso si rivela irrisoria.

Esempio tipico di class action è il risarcimento di oltre 300 mila euro che Trenord, in base sentenza della Corte di Appello di Milano ha dovuto elargire a circa 700 mila pendolari per i disagi subiti nel dicembre del 2012.

Ringraziamenti per alcune informazioni:

Avv.to Antonino Guida Patrocinante in Cassazione

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