Oriolo Romano – La triste storia di Andrea, morto per il troppo dolore

ORIOLO ROMANO – Andrea aveva perso da poco i genitori, strappati a questa terra e al suo affetto da una malattia logorante.

Entrambi giovani (sfioravano i cinquant’anni), con tanto ancora da dare ad Andrea e sua sorella Vanessa. Prima il padre, poi circa tre anni fa anche la mamma hanno lasciato Andrea da solo. La sua adolescenza devastata da un dolore troppo grande: “Ho parlato molto con lui, – afferma don Giorgio, parroco di Oriolo Romano – non si dava pace per la morte prematura dei suoi cari, è stato un momento difficile. Era disperato. Non si rassegnava. Per queste ragioni ci siamo visti e parlati tanto. Andrea poi sembrava aver reagito. Era gioviale, solare e disponibile.

Faceva l’animatore qui nella nostra parrocchia ai campi estivi del Grest. All’oratorio lo conoscevano tutti e tutti gli volevano bene. Lui non faceva differenza tra grandi e piccini , c’era per tutti”.

Poi ci sono le due nonne, Andrea erta molto attaccato a loro, pranzavano insieme e ridevano tanto per non pensare. Loro aspettavano questo nipote come il dono più bello e lui gli portava sempre allegria quando arrivava.

“Non solo bravo, ma anche bello, un ragazzone”. Dice un uomo del posto.

Ancora più bello lo era il giorno delle nozze della sorella Vanessa: lei sotto il suo braccio, verso un nuovo futuro, ma sempre uniti. Come erano Andrea e Vanessa, anche nel buio, ed è proprio per lei l’ultimo messaggio della sua vita, all’alba di venerdì 10 gennaio. Nessuno se n’è accorto, impossibile vedere dolore dietro quel costante sorriso. E’ stanco di vivere, la ringrazia, gli vuole bene, ma non vuole continuare il suo percorso terreno. La fa finita alle 7 di una fredda mattina, attraversando il binario nel momento in cui transita il treno che da Oriolo Romano porta a Bracciano.

Oggi pomeriggio ci saranno i funerali:  “Accoglieremo questo nostro giovane – afferma don Giorgio- e l’atroce sofferenza che si portava dentro. Non è più fisicamente tra noi, ma oggi finalmente sarà con mamma e papà”.

“Il dolore cambia le persone” scriveva il venticinquenne sui social, e lui, nonostante sorrisi, disponibilità, allegria e amici, se lo portava dentro questo cambiamento.

Come un corpo estraneo mai accettato, un mostro a cui porre fine.

Benedetta Ferrari