Montalto di Castro – Chiusa l’inchiesta sulla raccolta rifiuti e i lavori sul lungomare. L’annuncio del sindaco Sergio Caci sulla sua pagina Facebook

Diciotto indagati, a vario titolo (persone fisiche e società), raggiunti dall’avviso di conclusione indagini, iniziate con un blitz a gennaio del 2018 su ordine dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia

MONTALTO DI CASTRO – Anche stavolta la notizia ufficiale è stata resa nota dal sindaco Sergio Caci con un lungo post sul suo profilo Facebook che riportiamo fedelmente in pagina. Il procedimento riguarda due argomenti diversi tra loro. L’appalto per la raccolta dei rifiuti e i lavori di rifacimento del Lungomare Harmine.

La procura di Civitavecchia ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a diciotto soggetti tra persone fisiche e aziende.

Tutto ebbe inizio il 19 gennaio del 2018 quando, in piena campagna elettorale, furono emessi degli avvisi di garanzia che costarono la candidatura a senatore del sindaco Sergio Caci. A quasi due anni da quegli avvisi ecco arrivare la conclusione delle indagini firmate dai sostituti procuratore di Civitavecchia, Valentina Zavatto e Alessandro Gentile.

I nomi degli indagati erano già noti da tempo ma, nell’elenco della conclusione notificato in queste ore, sono state aggiunte delle società e titolari delle medesime che prima non vi erano.

Come detto tra gli indagati risultano Sergio Caci, Valentina Troiani, Luigi Giamogante, Giovanni Corona, Giovanni Maria Picone, Maurizio Lanzi, Desiderio Scatoloni, Giovanni Roggero, Energeticambiente Srl in persona dei due legali rappresentante Francesco Maltoni e Davide Bianchi, Aimeri Ambiente Srl, Ditta Lanzi Orfeo di Dante Lanzi e C. snc in persona del legale rappresentante Dante Lanzi, Lamberto Alessandro, Mariella Morgantini, Simona Raspizzu e il Consorzio Comonsi nelle persone di Diego Michelli e Fabrizio Rosciani.

I reati sono sostanzialmente gli stessi contestati nel 2018 e si va dalla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, all’Induzione indebita a dare o promettere utilità; dall’abuso d’ufficio al falso ideologico per finire alla truffa aggravata. Sono spariti i reati ipotizzati all’inizio dell’indagine, molto più gravi quali la corruzione e la concussione.

I fatti contestati riguardano sia l’appalto della raccolta dei rifiuti, più volte prorogato e, come detto, i lavori di rifacimento del Lungomare Harmine.

Al sindaco Sergio Caci, attualmente sospeso dalla sue funzioni, non sono state addebitati reati aggravanti in quanto non si è mai ravvisato “il beneficio o tornaconto personale“.

La Procura, nel concludere le indagini, ha mosso quattordici contestazioni, quindi capi d’accusa.

La prima parte riguarda i rifiuti. Contestate le anomalie delle proroghe e il modo in cui si è arrivati a formulare il bando finale della nuova gara (oltre naturalmente all’aumento delle tariffe).

Inoltre ci sono state delle richieste, da parte del sindaco alla ditta che si è aggiudicata l’appalto, di assumere persone bisognose di lavoro.

Addirittura si è arrivati a contestare un’assunzione, mai avvenuta, di una persona al canile comunale perché essendo sprovvista dei vaccini di legge che l’hanno resa inidonea al servizio.

La parte che riguarda i lavori del Lungomare Harmine i reati riguarderebbero delle false attestazioni di fine lavori e l’utilizzo di materiali di qualità inferiore a quella richiesta nel capitolato d’appalto. In poche parole, per risparmiare ed ottenere maggiori guadagni, la ditta che ha eseguito i lavori avrebbe utilizzato materiali scadenti.

Nella giornata di oggi si conosceranno meglio i dettagli dell’intera vicenda e, probabilmente, potrebbe esserci anche una nota ufficiale da parte del sindaco Sergio Caci o addirittura una conferenza stampa.

Da una prima lettura degli atti l’inchiesta, pur evidenziando in alcuni casi delle palesi violazioni (come ad esempio le mattonella di calpestio usate sulla passeggiate del lungomare) non sembrano davvero esserci cose eclatanti a meno che non emergano in fase dibattimentale.

 


 

Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.

Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.