Omicidio Vannini – La pm D’amore ascoltata in Cassazione

CERVETERI – È stata ascoltata ieri mattina al palazzaccio di piazza Cavour, a Roma, il pm Alessandra D’Amore, titolare delle indagini sull’omicidio del giovane Marco Vannini. Il pubblico ministero è comparso davanti al pg Salvi, accompagnata dal suo legale, il procuratore aggiunto Stefano Pesci, dopo l’avvio di un’azione disciplinare richiesta nei suoi confronti relativamente al suo operato nell’omicidio di Marco Vannini. Per il ministro, il pubblico ministero potrebbe aver violato i doveri di diligenza e laboriosità durante le indagini condotte dagli inquirenti per cercare di capire come e perché il giovane 20enne sia morto (leggi tutto). Bocche cucite da parte degli interessati su cosa sia emerso durante l’interrogatorio di ieri mattina in Cassazione. Ma non è escluso che a questo possano seguirne altri e che il pg possa decidere di ascoltare altre persone che hanno lavorato al caso cinque anni fa. Tra gli interrogativi che in tanti, in questi anni si sono posti, ci sono il mancato sequestro della casa dei Ciontoli a Ladispoli e il non aver effettuato il luminol all’interno della villetta per verificare la possibile presenza di tracce ematiche. E sempre sulla vicenda, dopo la notizia dell’azione disciplinare intrapresa nei confronti del pm D’Amore, è intervenuto anche il procuratore capo di Civitavecchia, Andrea Vardaro, a difesa del lavoro effettuato dagli inquirenti. «Gli elementi di prova raccolti hanno consentito di richiedere il rinvio a giudizio per Antonio Ciontoli dei suoi familiari per il delitto di omicidio (doloso), rinvio a giudizio che è stato successivamente disposto del giudice dell’udienza preliminare. A fronte della condanna di Antonio Ciontoli, da parte della Corte di Assise di Roma, per il delitto di omicidio (doloso), e dei familiari dello stesso per il delitto di omicidio colposo, questa Procura ha proposto impugnazione con riferimento alla condanna, per il delitto di omicidio colposo e non doloso, dei familiari di Antonio Ciontoli. L’impostazione della Procura di Civitavecchia è stata condivisa anche dalla Procura generale presso la Corte d’Appello di Roma che ha proposto ricorso per Cassazione avversa la sentenza della Corte di Assise di Appello, che aveva riqualificato il fatto per tutti gli imputati come omicidio colposo. Come è noto la corte di Cassazione – aveva spiegato il procuratore capo Vardaro – ha accolto l’impugnazione della Procura Generale».