Coronavirus – Civitavecchia, le mascherine vendute in Farmacia a 25 euro saranno confiscate dalla Dogana. Il titolare rischia la radiazione dall’albo e la revoca della licenza

Al titolare Vincenzo Palombo la Procura ha contestato il reato “manovre speculative su merce”. Con la vendita al dettaglio avrebbe ottenuto un profitto di 14mila euro grazie ad un rincaro del 90%

CIVITAVECCHIA – Le mascherine vendute a 25 euro dalla Farmacia Palombo di Civitavecchia, sequestrate dalle Fiamme Gialle e dai Carabinieri, avrebbero procurato un profitto al titolare di 14mila euro grazie al prezzo gonfiato per la vendita al dettaglio del 90%.

Dopo l’azione congiunta di Fiamme Gialle e Arma è entrata in azione anche l’Agenzia della Dogana. Quest’ultima, infatti, al di là degli esiti che daranno le verifiche amministrative e commerciali del prodotto, una volta appurata l’autenticità del prodotto, procederà comunque con la confisca.

Intanto la posizione del titolare della Farmacia, Vincenzo Palombo, si è aggravata. Infatti è stato denunciato e iscritto nel registro degli indagati dal sostituto procuratore Roberto Savelli, con l’accusa di aver violato l’articolo 501 Bis del codice penale e cioè “manovre speculative su merce“.

Questo articolo di legge è molto chiaro: “chiunque, nell’esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale, compie manovre speculative ovvero occulta, accaparra od incetta materie prime, generi alimentari di largo consumo o prodotti di prima necessità, in modo atto a determinare la rarefazione o il rincaro sul mercato interno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 516 a euro 25.822.

Alla stessa pena soggiace chiunque, in presenza di fenomeni di rarefazione o rincaro sul mercato interno delle merci indicate nella prima parte del presente articolo e nell’esercizio delle medesime attività, ne sottrae alla utilizzazione o al consumo rilevanti quantità.

L’Autorità giudiziaria competente e, in caso di flagranza, anche gli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria procedono al sequestro delle merci, osservando le norme sull’istruzione formale. L’Autorità giudiziaria competente dispone la vendita coattiva immediata delle merci stesse nelle forme di cui all’articolo 625 del codice di procedura penale. (2)

La condanna importa l’interdizione dall’esercizio di attività commerciali o industriali per le quali sia richiesto uno speciale permesso o una speciale abilitazione, autorizzazione o licenza da parte dell’autorità e la pubblicazione della sentenza.

Dunque, se il farmacista non sarà in grado di dimostrare la sua buona fede rischia addirittura la radiazione dall’Albo dei Farmacisti e la revoca dell’autorizzazione commerciale.

Dopo il sequestro le indagini. Le mascherine sequestrate, circa un migliaio, saranno ispezionate dall’Ufficio delle Dogane che dovranno stabile la loro conformità, provenienza e certificazione. Se i requisiti rientrano nei parametri di legge saranno comunque confiscate e utilizzate per l’emergenza dove ce ne sarà bisogno.

Non solo. Dalle prime verifiche è emerso che il prezzo di acquisto di una singola mascherina è stato pari ad 11 euro (al netto d’iva), venduto al dettaglio con un ricarico del 90% al prezzo scontrinato di 25 euro (ivato).

Il farmacista indagato, Vincenzo Palumbo, questa mattina è stato intervistato dalla webtv Talkinthecity. Ha cercato di spiegare la sua posizione e non è sembrato molto convincente e, soprattutto, non risposto ad una semplice domanda e cioè: quanto le sono costate le mascherine,  UNDICI euro?

Il farmacista ha affermato e spiegato con un discorso articolato degno della supercazzola del compianto Conte Mascetti e di aver applicato un ricarico percentuale solo del 20% che, di fatto, sarebbe poi stato il “suo” utile. (potete rivedere il suo intervento alla fine dell’articolo)

Dovrà essere molto convincente con gli inquirenti perché, in caso di condanna nel primo grado di giudizio e pertanto anche quando la decisione venga appellata (ma non ovviamente ove sia intervenuta la prescrizione), questa ulteriore previsione impedisce al titolare (individuale o sociale) – fino alla sentenza definitiva – di trasferire in qualsiasi modo “per atto tra vivi” (vendita, donazione, conferimento in società) il diritto di esercizio della farmacia.

Noi ci auguriamo che la vicenda si concluda al meglio e che il farmacista possa dimostrare la sua buonafede ma, nel frattempo, sui social, le polemiche sono sempre più feroci.