Coronavirus – Dopo l’elemosina di Zingaretti “tutti a casa” i consiglieri regionali e uffici della Pisana chiusi. VERGOGNA

ROMA – Il Leader della Lega, Matteo Salvini, sollecita “Camere aperte, come tanti italiani i parlamentari devono lavorare”, ma alla regione Lazio il Capogruppo del Carroccio non ne vuole sapere. E’ quanto è emerso giovedì 26 marzo nella riunione della Giunta per il Regolamento che doveva decidere se riaprire l’Aula della Pisana oppure continuare nel “lavoro” da casa.In spregio ai principi propri di una democrazia e delle principali norme regolamentari e statutarie, il Consiglio regionale del Lazio ha deciso che non è il caso di tornare subito a lavorare per poter contribuire fattivamente ad affrontare le criticità sanitarie ed economiche dovute al coronavirus. Gli unici ad opporsi a questa decisione sono stati i consiglieri di Fratelli d’Italia, che in serata hanno diramato una nota per sottolineare questa posizione.

Il 26 marzo è stata apportata una modifica al Regolamento d’Aula per permettere di svolgere le Assemblee in videoconferenza, quando invece si sarebbero potute svolgere, come successo nei dibattiti alla Camera e al Senato, contenendo la presenza in Aula dei consiglieri dei vari gruppi per garantire la distanza di sicurezza imposta dai DPCM.

L’organo che ha approvato questo prolungamento dello Smart Working per i consiglieri del Lazio è la Giunta per il Regolamento, composta da una decina di consiglieri regionali rappresentativa dei Gruppi di maggioranza e opposizione all’interno della Pisana. Per la Lega ne fa parte il Capogruppo Orlando Tripodi. Il quale, se l’unico voto contrario è stato quello di Fratelli d’Italia, non ha votato contro la chiusura dell’assemblea regionale. In contrasto, quindi, con il suo “Capitano” Matteo Salvini.

Il personale socio-sanitario, le Forze dell’Ordine, i dipendenti dei supermercati sono ogni giorno in trincea per garantire agli italiani assistenza e servizi essenziali, i consiglieri regionali restano a casa. Perché così hanno voluto tutti, maggioranza ed opposizione, con l’eccezione del Gruppo FdI, unico partito a votare ‘no’.