Coronavirus – Villa Immacolata, dopo il primo caso sottovalutato il problema. Si teme un nuovo focolaio

Un’assistente socio sanitaria si è sentita male il 16 marzo ed è stata intubata a Belcolle. Le precauzioni del personale, fino a ieri, consistevano in una semplice mascherina chirurgica

VITERBO – Adesso la ASL di Viterbo deve assolutamente scovare il colpevole di questa gravissima negligenza. Isolata  Villa Immacolata. Sei persone positive al Covid-19. Il personale contagiato in quarantena dentro la struttura ma si rischia un nuovo focolaio.

La storia ha dell’incredibile. Un’assistente socio sanitaria, una donna di 65 anni, è stata portata in ospedale dal marito perché la sua salute era peggiorata. Adesso si trova intubata all’ospedale Belcolle.

Fino al 16 marzo ha lavorato tranquillamente in corsia e dopo il suo ricovero non risultano essere state adottate misure di contenimento sufficientemente adeguate.

Oggi scoperti 3 nuovi casi positivi. Sale così a 6 il numero dei contagiati all’interno della casa di cura alle porte di Viterbo: 3 operatori e 3 degenti. Da giorni la Asl ha avviato le misure per contenere la diffusione del contagio nella casa di cura: i primi test avevano dato esito negativo, ma ora i nuovi casi preoccupano le autorità sanitarie, che hanno quindi adottato tutte le misure necessarie per contenere il virus.

“Mia mamma è stata intubata ed è in coma farmacologico, la bestia maledetta ha colpito la nostra famiglia. Così scriveva a figlia di Fiorella Biribicchi. La donna, 65 anni, lavora a Villa Immacolata: il suo ultimo turno è stata la notte del 16 marzo. La struttura ha avuto comunicazione della positività del tampone.

Il direttore sanitario Luca Guerini aveva rassicurato tutti: “Al momento – dice – non abbiamo né pazienti, né operatori con sintomatologia riconducibile. Non sapevo fosse intubata, mi dispiace»”.

A Villa Immacolata si erano organizzati così. “Abbiamo preso tutte le precauzioni da tempo – spiega Guerini – dalle prime disposizioni ministeriali e anche qualcosa di più. La nostra preoccupazione è per operatori e pazienti, che non vengano a contatto con persone positive. Tutto il nostro personale è dotato di mascherine”.

Il problema che le mascherine chirurgiche senza le tute e gli occhiali di protezione servono praticamente a nulla.

La Asl ha inoltre ordinato la separazione categorica degli spazi, la sanificazione e la disinfezione degli stessi, l’individuazione e l’isolamento del droplet dei pazienti febbrili, l’utilizzo di adeguati dispositivi di protezione per gli operatori sanitari e per gli addetti alle pulizie del piano interessato, l’indicazione a che tutti gli ospiti della struttura indossino le mascherine chirurgiche, l’individuazione di tutti i contatti diretti dei soggetti risultati positivi, l’identificazione degli spostamenti degli ospiti negli ultimi 7 giorni, la rilevazione e il monitoraggio della temperatura corporea di tutti ospiti e operatori con le modalità indicate nelle linee guida regionali e ministeriali.

La Asl, per la casa di cura inoltre ha disposto che esegua immediatamente: “la separazione categorica degli spazi, la sanificazione e la disinfezione degli stessi, l’individuazione e l’isolamento del droplet dei pazienti febbrili, l’identificazione di tutti gli spostamenti degli ospiti negli ultimi 7 giorni, la rilevazione e il monitoraggio della temperatura corporea di tutti gli ospiti e di tutti gli operatori con le modalità indicate nelle linee guida regionali e ministeriali.”

La paura che per tutte queste precauzioni preso solo adesso sia e si spera soprattutto che il virus non aggredisca gli ospiti più anziani come avvenuto in altri centri anche vicini a noi come Madonna del Rosario a Civitavecchia o Nerola.

Ecco come si vestono gli operatori socio sanitari nella Rsa Madonna del Rosario a Civitavecchia: